ELIDE GIORDANI
Cronaca

Ora di religione, parla il professore: "Studenti, il 90% non è più cristiano. Io propongo una visione della vita"

Domenico Tallarico insegna da 15 anni: "Iscritti in calo, ma instaurando con loro un rapporto personale i ragazzi capiscono che in classe trovano un’occasione utile per il dialogo. Partecipano anche gli islamici" .

Gli insegnanti di religione laici sono pressoché la totalità di quelli in servizio, 83 su 88 nelle scuole cesenati

Gli insegnanti di religione laici sono pressoché la totalità di quelli in servizio, 83 su 88 nelle scuole cesenati

Cesena, 20 gennaio 2024 – Il sole è appena spuntato a Belo Horizonte, in Brasile, quando il professor Domenico Fabio Tallarico riesce a comunicare la sua passione di educatore ben oltre i limiti geografici tra Cesena e l’altra parte del mondo, peraltro fisicamente annullati dalla tecnologia.

Tallarico è in Brasile per un incontro da formatore delle Opere Educative intitolate a Don Giussani. Ha lasciato la scuola superiore cesenate dove insegna religione solo per qualche giorno. "Passione tardiva, quella dell’insegnante - dice - l’ho scoperta a 35 anni e oggi ne ho 50, mi accorgo che è quello che avrei sempre voluto fare".

Non sembra preoccuparlo il costante aumento degli studenti (nella nostra provincia quasi il 20 per cento risponde no alla scelta volontaria ) che rifiutano la lezione di religione.

Professor Tallarico che sensazione ha in merito alla fuga degli studenti rispetto all’ora di religione?

"In linea generale, anche nel confronto con l’associazione di insegnanti di cui faccio parte, il calo si avverte. Dovuto sia al fatto che crescono le persone che non sono più cristiane che all’immigrazione da altre culture. Da un punto di vista personale io però non l’ho avvertito. Anzi. C’è stata una crescita di chi si avvicina con curiosità, magari perché è nato un rapporto personale e i ragazzi capiscono che è un’opportunità di dialogo utile a tutti".

Crescono le persone che non sono più cristiane… Significa che non sono neppure interessate alle proprie radici?

"Penso che il 90 per cento dei ragazzi non sia più cristiano, ossia non frequenta più una realtà educativa cattolica. Anche chi frequenta gruppi come gli scout rispetto alla fede non è affatto certo. Viviamo una società post cristiana. Ci compete riapprofondire la conoscenza delle radici. Anche laico è un termine di origine religiosa, così come tutto ciò che riguarda la nostra cultura, da come mangiamo a come cantiamo. Ricordo ai miei studenti che i santi hanno cambiato il corso della storia".

Lei è anche animatore di un sito di confronto sul tema che coinvolge soprattutto i docenti, ma come si fa ad instaurare uno scambio con i ragazzi?

"La relazione, come evidenziano personalità non solo del mondo cattolico, è alla base dell’insegnamento. Senza non si può insegnare. Io impiego molto tempo a stabilire uno scambio con i ragazzi. Cerco di capire chi sono, quali sono i loro interessi, e propongo uno scambio tra la mia e la loro esperienza a partire dal programma".

A proposito di programmi, c’è chi sostiene che sono vaghi e senza un vero piano di studi.

"Intanto non si tratta di catechismo. Il non essere così puntuali poi dà spazio alla possibilità di capire le esigenze dei ragazzi e affrontarle poiché l’aspetto religioso ne influenza tante, basta pensare alla situazione attuale nel mondo che implica anche contrasti religiosi. Vedo i ragazzi profondamente in crisi, non solo psicologica ma anche spirituale. Che senso ha vivere, si chiedono, perché devo alzarmi la mattina sapendo che la mia giornata sarà orribile? Il confronto su questi quesiti è parte del programma".

Il professore di religione è anche psicologo?

"Sarebbe sbagliato se ci mettessimo a fare gli psicologi, non ne abbiamo gli strumenti, ma dobbiamo mettere in campo doti di empatia e avere chiare le motivazioni per cui vale la pena vivere. Ed è una chiarezza che i ragazzi stanno cercando. Gli adulti sono incerti e perduti nella realtà attuale. Avere un insegnante che propone una visione della vita con cui confrontarsi o scontrarsi è un elemento di crescita, anche se non si è cristiani".

Ci sono ragazzi di altre culture che partecipano all’ora di religione?

"Sì, ragazzi di religione islamica. Sono interessati alla tematica del senso religioso che travalica le singole confessioni e si concentrano sulle domande esistenziali e sulla morale, ossia cos’è giusto e cosa è sbagliato. Poi sulla tecnologia che rischia di portarci via tanto in merito alle relazioni e al senso della vita. Su questi aspetti il dialogo con loro è molto interessante".