ELIDE GIORDANI
Cronaca

Quarant’anni di Macfrut "Un capannone troppo grande, tutto nacque a Pievesestina"

Giordano Solfrini, 84 anni, racconta gli esordi della fiera ortofrutticola germinata dall’esposizione di macchine agricole in via Carducci durante la ‘Settimana cesenate’.

Quarant’anni di Macfrut  "Un capannone troppo grande,  tutto nacque a Pievesestina"
Quarant’anni di Macfrut "Un capannone troppo grande, tutto nacque a Pievesestina"

di Elide Giordani

Dalla gloriosa Settimana Cesenate al Macfrut, conservando viva la memoria dell’effervescenza espositiva del Cesenate. Giordano Solfrini, 84 anni, c’era. Attivo nelle ultime dieci edizioni della campionaria nata nel ’33 (ha serrato i battenti nel 1985 dopo 44 anni), era operativo anche nella prima edizione del Macfrut a Pievesestina (anno 1984) quando l’area fieristica era poco più che uno capannone. Onnipresente, efficace, paziente, attraversava il marasma dell’organizzazione con spalle solide. E oggi che il Macfrut festeggia 40 anni di vita alla presenza del capo dello Stato non nasconde un moto d’orgoglio. La fiera, sempre più internazionale, ha percorso un lungo cammino anche sulle sue spalle.

Solfrini, come ricorda la sua lunga esperienza nelle fiere cesenati?

"E’ iniziata nel 1975. Mi occupavo dell’organizzazione degli stand per gli espositori, prima per le ultime dieci edizioni della Settimana Cesenate, poi per i primi 30 anni di Macfrut. Il mio ruolo era quello di assistente tecnico all’edilizia nell’ambito dell’amministrazione comunale, ruolo che confluiva nell’allestimento delle fiere. Si cominciava a lavorare un mese prima e nei giorni immediatamente precedenti l’inaugurazione si continuava fino alle 2 di notte e si ricominciava alle 7 della mattina successiva. Tanto che mia moglie mi diceva, cosa torni a fare a casa, non è meglio se dormi lì?".

Come furono gli esordi del Macfrut?

"Nel 1984, quando già la Settimana Cesenate che nel frattempo si era trasferita all’ex Arrigoni davanti alla stazione stava calando di interesse, un giorno Vito Bocchini, che era l’allora coordinatore della campionaria, mi chiese di accompagnarlo a Pievesestina per visionare un capannone che ospitava la Centrale Ortofrutticola. E lì mi disse che avremmo dovuto organizzare una mostra di macchine agricole, quelle stesse che erano in esposizione su viale Carducci durante la Settimana. Troppo grande, dissi convinto, qui le macchine si perdono. E studiammo una parete mobile con le cassette della frutta per rimpicciolire l’ambiente. L’anno prima si era costituito un comitato con la precisa intenzione di valorizzare il comparto della meccanizzazione agricola. Era nato il Macfrut".

Negli anni successivi però l’esposizione aveva cominciato a crescere.

"Nei primi tempi ci arrangiavamo con quello che c’era. Non molto, a dire il vero. Dovevamo trasformare un capannone ortofrutticolo in fiera internazionale. Niente allora avrebbe lasciato immaginare lo sviluppo attuale. Poi la fiera è cresciuta, tanto che a Pievesestina abbiamo cominciato a stare stretti e la scelta di Rimini è stata inevitabile. Ma io vi ho preso parte attiva fino all’ultima edizione a Cesena nel 2014, poi nel 2015, l’anno di Rimini, ho seguito da lontano e l’anno successivo sono andato in pensione".

Ha seguito le edizioni organizzate a Rimini?

"Sempre. Sono andato in visita ogni volta. Ma lì era tutta un’altra cosa. Noi facevamo una gran fatica ad organizzare l’area espositiva e collocare gli stand. A Rimini l’organizzazione è più facile. Ogni cosa è predisposta appositamente per una fiera internazionale".

Ora che la fiera compie 40 anni si sente anche lei un po’ artefice di questo traguardo?

"Se dicessi di sì sarei un immodesto. Ma come faccio a dire di no? Sono stato il primo a visionare l’area e ci sono sempre stato fino al mio pensionamento".