BENEDETTA DALLA ROVERE
Cronaca

C’era una volta il centro. Negozi, si salvi chi può

Rischio desertificazione nelle vie principali di molte località della regione "E dopo il terremoto del 2016 c’è uno spopolamento dall’entroterra alla costa" .

I centri storici delle città delle Marche si stanno svuotando, soprattutto nelle zone interne. E sono tanti i negozi che chiudono, soprattutto nei piccoli borghi. "Nelle Marche, dopo il terremoto del 2016, stiamo attraversando un periodo di spopolamento dall’entroterra verso la costa, che sta vivendo un momento di afflusso non solo di marchigiani, ma anche di chi compra casa nella nostra regione". A dirlo è il direttore di Confcommercio delle Marche, Massimo Polacco.

Il quadro cambia da città a città. Nella tabella in alto a destra mostriamo i raffronti 2021-2023, ma ci sono anche altri numeri.

A Pesaro, ad esempio, dal 2019 al 2023 il numero di negozi è passato da 422 a 389 nel centro storico e da 433 a 396 negli altri quartieri, con un calo complessivo di 70 attività. Stabili alberghi, bar e ristoranti. Stesso trend anche ad Ancona, dove i negozi e le imprese commerciali del centro sono passate da 202 a 144 e da 717 a 653 negli altri quartieri, con un calo di 122 unità. In aumento, invece, alberghi, bar e ristoranti. Più netta la flessione ad Ascoli Piceno: nel 2019 le attività erano 137 in centro e 378 negli altri quartieri, mente nel 2023 128 in centro e 320 fuori, in tutto 67 in meno. Stabili anche qui quelle legate al turismo e alla ristorazione. Netto il calo anche a Macerata: 5 anni fa in centro c’erano 196 attività aperte e 289 fuori, mentre alla fine dello scorso anno erano attivi 155 esercizi in centro e 267 negli altri quartieri, per un totale di 205 imprese in meno. Anche 23 tra alberghi, bar e ristoranti hanno chiuso negli ultimi 5 anni. A Fermo, infine, in centro le imprese aperte sono passate da 77 di 5 anni fa alle attuali 72 e fuori da 274 a 238, con una diminuzione complessiva di 41 attività. Dal 2019 ad oggi hanno aperto una ventina tra bar, alberghi e ristoranti.

Per evitare lo spopolamento dell’entroterra Confcommercio "sta lavorando soprattutto sul turismo delle radici", spiega Polacco. L’obiettivo è quello di ridare vita ad un territorio che, ad eccezione di alcune aree come Urbino, è meno attrattivo. "Tante attività commerciali stanno chiudendo – osserva Polacco – e i servizi, specialmente nel settore sanitario, devono essere sempre più sostenuti con la telemedicina". Diverso è il discorso per quanto riguarda le città, dove "non stiamo assistendo ad uno spopolamento – spiega Polacco – ma ad un calo di presenza di attività commerciali, soprattutto nei centri storici".