Suviana, a 30 metri sotto terra per salvare vite. "Li abbiamo chiamati, nessuna risposta"

L’ingegner Giorgio Ciappei, team leader della squadra Usar dei vigili del fuoco a Suviana: "Al piano meno 8 silenzio totale" è stato tra i primi a partire con l’elicottero. "La situazione molto difficile. Ma noi non ci arrenderemo fino alla fine"

Pisa, 12 aprile 2024 – Nel buio più totale e nel silenzio assoluto, se non fossero per le torce e i rumori prodotti da loro stessi. L’ingegnere Giorgio Ciappei, originario di Lucca, ma pisano d’adozione, formatore, è stato team leader della squadra Usar Toscana dei vigili del fuoco chiamata per cercare i dispersi dopo l’esplosione della centrale idroelettrica a Suviana, nel Bolognese. Gli operatori sono poi rientrati perché le ricerche procedono ora con i sommozzatori.

L’ingegnere è in forza al Comando di Pisa: quando siete stati allertati?

"Siamo stati attivati alle 17 dalla direzione regionale dell’Emilia Romagna: abbiamo così organizzato il nostro modulo composto da 47 persone, di cui 8 sanitari del 118 della Toscana e il resto da vigili fuoco: per la maggior parte pisani (15) e fiorentini ma c’era almeno un componente per ogni Comando della regione".

E lei quando è arrivato?

"Io e altri colleghi del team avanzato siamo saliti sull’elicottero di Cecina alle 18,30 e siamo arrivati alle 19 circa con l’attrezzatura per fare valutazioni in avanscoperta e capire azioni da compiere a livello operativo".

Gli altri?

"La restante parte del team ha preparato il materiale, le attrezzature, le casse che comprendono radio, tende, cavi elettrici, generatori, per esempio. Sono state caricate sui camion per la parte logistica. I colleghi hanno raggiunto il luogo dell’esplosione alle 23.30 via terra".

Quale situazione avete trovato?

"Chi era già sul posto aveva trovato tre vittime, abbiamo proseguito le operazioni di ricerca, purtroppo invano, e, nel frattempo, i sommozzatori stavano lavorando nella parte sommersa".

Ma l’acqua risaliva.

"Esatto e stava entrando dentro la struttura dal piano meno 9 al piano meno 8, era davvero difficoltoso lavorare, l’intervento nostro non era più possibile".

Quindi?

"La decisione è stata quella di svolgere verifiche, indagare, cercare di capire i punti di ingresso dell’acqua all’interno della struttura per garantire la sicurezza dei soccorritori, perché non ci fossero rotture improvvise o altro. Le operazioni per questo vanno a rilento".

Lo scenario?

"Al piano meno 8 c’erano anche componenti dei macchinari e parti strutturali che avvolgevano l’alternatore alto sei metri (dal piano meno sette al meno otto). Ancora non sappiamo le causa né l’origine".

Fin dove siete arrivati?

"Siamo scesi giù tra i 25 e i 30 metri, nel buio, ci eravamo portati le torce da casco e gruppi per illuminare l’area dell’intervento: la centrale era già stata messa in sicurezza da Enel".

Rumori?

"Nessuno tranne i nostri. Solo silenzio. Abbiamo provato a chiamare gli operai, è una procedura standard, abbiamo fatto anche l’ispezione con le telecamere. Ma non abbiamo avuto risposte".

Quante speranze ci sono?

"La situazione è molto difficile, certo noi non ci arrendiamo".

Tornerete?

"Se ce ne sarà bisogno, siamo disponibili".

Altre missioni recenti?

"L’ultimo terremoto in Turchia, la rottura della diga in Libia, l’incidente sul lavoro a Firenze, l’esplosione della casa un anno fa a Montecarlo di Lucca: ogni volta è una sfida diversa".