Grandi opere e occasioni perdute

A Bologna il dibattito politico e amministrativo si è concentrato su due temi: i lavori per il Passante e quelli per il restyling del Dall’Ara

Nella settimana in cui Stefano Bonaccini ha deciso di candidarsi in Europa, chiudendo non solo simbolicamente un intero decennio alla guida della Regione, a Bologna il dibattito politico e amministrativo si è concentrato su due temi che sembrano aver lasciato la città ferma al 2014, anno di elezione del futuro ex governatore: i lavori per il Passante e quelli per il restyling del Dall’Ara.

Non che le cose siano strettamente collegate, ma l’accostamento temporale fa riflettere sulla difficoltà ormai endemica che si incontra, sotto le Due Torri, a portare avanti le grandi opere.

Non tutte, certo, visto che alcune sono state realizzate (come il People Mover) e altre sono in fase di realizzazione (vedi alla voce tram). Ma una cosa possiamo riconoscerla: la città un tempo giustamente celebrata per la sua inguaribile ’febbre del fare’ è un ricordo ormai buono solo per gli storici. La Bologna in cui viviamo, e in cui abbiamo vissuto negli ultimi 30-40 anni, rischia di essere ricordata per un altro tipo di ‘malattia’, ovvero la sindrome delle grandi opere. E per essere diventata la città delle occasioni perdute. Basta fare una breve lista delle infrastrutture pensate e mai realizzate, o di quelle ciclicamente in ritardo, per rendersene (amaramente) conto. Un elenco che va dal metro ai parcheggi, attraversando auditorium di varia natura e impianti sportivi di qualsiasi tipo.

In attesa di scoprire se il Passante – dopo avere sciaguratamente cassato la sua versione Nord – e il restyling del Dall’Ara – dopo aver bocciato svariate ipotesi di nuovi impianti – usciranno dalle secche in cui si trovano, una cosa va sottolineata mentre ci si avvicina alle tre elezioni del 2024 (Europee e amministrative a giugno, Regionali a novembre o giù di lì): il vero elemento di rottura politica di questo e dei prossimi anni non sarà la solita retorica sulla ‘regione (o città) rossa’ da difendere o da conquistare, ma la capacità di portare a compimento quello che si è promesso. O quello che si è già avviato. Questo è il campo su cui dovrebbero giocarsi le loro carte i partiti, verso cui la sfiducia dei cittadini e degli elettori è ai massimi di sempre, e non sulla difesa del proprio fortino valoriale e politico, scelta tanto comoda quanto di corta prospettiva.

Un orizzonte che oggi riguarda il livello regionale, ma che tra un paio d’anni investirà Bologna completamente. Meglio farsi trovare pronti.