Editoriale

Secchia rapita, ora salviamo il pozzo

Temo che tra poco le rotaie del tram, i cui cantieri sono in corso d'opera, distruggeranno il pozzo della secchia rapita, situato in via Aurelio Saffi 41. Questo luogo storico in passato era stato completamente asfaltato. Ho impiegato due anni per convincere chi di dovere a farlo riapparire. Ora rischia di venire distrutto e sarebbe un vero peccato. Forse basterebbe spostarlo di pochi metri. Vorrei che i cittadini di Bologna lo sapessero perché fa parte della loro storia che non merita di venire cancellata.

Franco Ventura

Risponde Beppe Boni

Ci sono angoli di Bologna , come in ogni città, che non hanno monumenti imponenti e statue maestose ma che conservano la memoria collettiva. A sfogliarli come un libro raccontano nel loro piccolo grandi passaggi della storia. Che i più distrattamente ignorano. Al numero civico 41 di via Saffi, la strada che ha parecchio patito per l'alluvione di maggio dell'anno scorso, è posta una lapide che ricorda la beffa della Secchia rapita simbolo della rivalità fra Modena e Bologna che si scontrarono fra il 1200 e il 1300 in furibonde battaglie. Oggi la rivalità rimane ma senza battaglie, più goliardica che altro. Recita la lapide: "Nell'anno MCCCXXV i modenesi dal pozzo ora coperto dalla strada rapirono la Secchia che Alessandro Tassoni celebrò con immortale poema. Memoria posta nel 650 esimo annuale a cura del Comitato per Bologna storica e artistica". La Secchia Rapita rimane da sempre il simbolo della vittoria modenese sui bolognesi. In quei tempi di spada, duelli e rivalità fra comuni la vicenda della Secchia ebbe inizio nel 1249 a Fossalta, sulla via Emilia in territorio modenese, dove i bolognesi sconfissero sonoramente gli avversari in una sanguinosa battaglia. La città della Ghirlandina si prese la rivincita a Zappolino nel 1325, sui colli bolognesi, dove, seppur in minoranza numerica, riuscirono a spodestare l'esercito rivale. Non contenti aggiunsero lo sfregio e la beffa. Come trofeo della vittoria, l'esercito che tornava a Modena passando da Bologna rapì un secchio prelevato da un pozzo, che venne presto rinominato la Secchia Rapita. Inizialmente la Secchia fu depositata all'interno della Ghirlandina, altro simbolo dei modenesi, e poi trasferita nella sua attuale locazione, ossia all'interno del palazzo Comunale di Modena.

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