FEDERICA ORLANDI
Emilia Romagna

La vigilessa morta: "Gualandi è pericoloso. Aveva già in mente di uccidere Sofia"

Le motivazioni per cui Il Gip ha chiesto la custodia in carcere dell’ex comandante della polizia municipale locale. I messaggi sui telefonini: lui era stressato, voleva chiudere la relazione.

La vigilessa morta: "Gualandi è pericoloso. Aveva già in mente di uccidere Sofia"

La vigilessa morta: "Gualandi è pericoloso. Aveva già in mente di uccidere Sofia"

Tre mesi per trarre le proprie conclusioni su cosa sia successo il 16 maggio nell’ufficio chiuso di Giampiero Gualandi, al comando di polizia locale di Anzola (Bologna). È il termine chiesto dai consulenti di Procura e parti incaricati dell’autopsia e della perizia balistica per l’omicidio di Sofia Stefani, vigilessa di 33 anni uccisa da un colpo di pistola al volto dall’ex collega, con cui aveva avuto una relazione. L’autopsia è stata eseguita ieri, i carabinieri e cercheranno di recuperare anche i messaggi eliminati dal telefonini..

Gualandi, vigile di 62 anni, secondo il giudice per le indagini preliminari Domenico Truppa quando accolse nel suo ufficio la collega Stefani "aveva già in mente l’omicidio". Perciò poco prima aveva ritirato la pistola d’ordinanza dall’armeria, benché i suoi incarichi amministrativi non ne richiedessero l’uso, e il kit di pulizia, per costruirsi la difesa del colpo accidentale.

Gualandi ora è in carcere, misura disposta dal gip su richiesta del pm Stefano Dambruoso. Il poliziotto e Sofia avevano avuto una relazione, ma un paio di mesi fa lui aveva deciso di interromperla. Decisione a cui lei non si rassegnava. Per il gip, per nulla convinto dalla tesi del colpo accidentale, Stefani quel pomeriggio si sarebbe recata in ufficio per affrontare l’indagato sulla rottura. Tra i due sarebbe iniziata una discussione e Gualandi, "esasperato", avrebbe impugnato la pistola e premuto il grilletto. Poi, consapevole di quello che aveva fatto, avrebbe chiamato il 118 per "simulare una tragica fatalità".

In aula, l’ex comandante ha raccontato di una colluttazione: lei l’avrebbe aggredito con un ombrello, lui avrebbe preso la pistola "per evitare situazioni pericolose" e lei allora si sarebbe avventata verso la sua mano, facendo partire il colpo. Per il giudice, invece, l’uomo denota "una spiccata pericolosità sociale" e potrebbe farlo ancora: "L’utilizzo dell’arma contro la donna disarmata", esprime "una particolare mancanza di controllo e di consapevolezza dell’assoluta incongruità della propria condotta. Le inquietanti modalità esecutive dell’azione denotano non comune freddezza e disarmante facilità di ricorso all’uso di arma con effetti letali".

Nell’interrogatorio, Gualandi ha detto di versare in uno stato di "forte stress". Ancora secondo il gip, questi era "logorato dalla presenza nella sua vita" di Sofia. "Non dormo, mangio poco, sono esaurito", le scriveva per messaggio. Poi: "Non ho più energia per sopportare la pressione, ansia, nervoso, tensione..". È dunque "con questa tensione fortissima" che va ricostruito l’incontro tra i due. Da lì la discussione "all’interno della quale è ragionevole ritenere che lui abbia impugnato la pistola e premuto il grilletto".

Non reggerebbe poi la tesi per cui lui non sapesse dell’arrivo di lei. Che quel giorno l’aveva chiamato 15 volte. L’ultima col telefonino preso in prestito da un anziano, già sentito dai carabinieri: Sofia gli disse che il suo era scarico, poi chiamò Gualandi per avvertirlo del proprio arrivo. Il numero risulta tra le chiamate ricevute dall’indagato. Il testimone racconta però che poi Sofia tirò fuori il proprio, segno che non era scarico: forse un escamotage per farsi rispondere dall’ex, con un numero sconosciuto.

Intanto, nei giorni scorsi, ha parlato in tv il fidanzato della vigilessa: "Lei era la mia vita, se avessi saputo che mi aveva tradito l’avrei perdonata. Sapevo dell’esistenza di lui, non della relazione. Lei aveva una gran voglia di vivere".