Fano, 12 novembre 2024 – Undici anni dopo la sua scomparsa, il Tribunale di Pesaro ha avviato le pratiche per la dichiarazione della morte presunta di Ivan Angelo Pegan, il 43enne residente a Fano 2 di cui si sono perse le tracce nel giugno del 2013 mentre era in Albania a trovare la fidanzata Alba, conosciuta in chat. In questi lunghi anni la sorella Barbara ha fatto di tutto per mantenere accesi i riflettori sul caso del fratello, “un cittadino italiano sparito all’estero”. Ed ora in assenza di notizie il Tribunale di Pesaro, con decreto n.13442, ha pubblicato la dichiarazione per la richiesta di morte presunta e invita “chiunque abbia notizie dello scomparso di farle pervenire entro 6 mesi al Tribunale di Pesaro”.
Nei primi anni dalla scomparsa, del Caso Pegan hanno parlato tutti: da “Chi l’ha visto” a “I fatti vostri” di Magalli. L’allora onorevole Lara Ricciatti portò quel mistero anche in parlamento, con un’interrogazione, perché la Procura di Pesaro aveva aperto un fascicolo per “allontanamento volontario”, anche se la famiglia a questa tesi non ha mai creduto. Fin dal primo momento infatti i familiari del fanese hanno chiesto alla magistratura italiana di convertire le indagini in un’ipotesi di reato, per consentire la richiesta di rogatoria internazionale per Alba, che al tempo chiamò in Italia gli amici di Pegan per dir loro, allarmata: “Abbiamo litigato, non lo trovo più, è successo qualcosa di grave, venite a cercarlo”.
Ivan Angelo era partito dal porto di Ancona il 15 giugno 2013 per Durazzo comunicando che sarebbe tornato per il matrimonio della cugina. Aveva acquistato anche il biglietto di ritorno ad Ancona con il traghetto del 23 giugno 2013. Ma sulla lista di sbarco il suo nome non comparve che un anno dopo, aggiunto in coda. Dopo che quasi un anno dopo la sparizione da Tirana giunge il documento ufficiale albanese in cui si attestava il rientro in Italia di Ivan, il 23 giugno 2013 a Bari.
Ma questo aspetto alimenta subito nuovi dubbi, unito al fatto che dal 22 giugno Ivan non ha più effettuato alcun prelievo bancario. Poi dal controllo delle liste passeggeri delle motonavi per Bari, non risulta mai imbarcato. “Come mai sul passaporto di mio fratello risulta l’uscita dall’Albania con un nome fasullo? - dichiarò al tempo Barbara Pegan - Il secondo nome non c’era alla frontiera. Come mai nelle liste passeggeri del 2013 non c’era e quando è stata richiesta dalle autorità nel 2014 c’era?” E ancora: “Ivan Angelo è partito da Fano lasciando il cibo in frigo, la macchina nel parcheggio a pagamento, la cagnolina da cui non si separava mai in una pensione per una settimana. E’ partito con due trolley e una borsa con pc, Bibbia e macchina fotografica. Alba mi ha rimandato solo quest’ultima. Il pc mi è stato restituito senza hard disk”. Ma in assenza del corpo non si è mai potuto procedere contro nessuno.