
Per entrambi i progetti sono richiesti degli ampliamenti ma i Comuni di Torre San Patrizio e Monte Urano fanno muro: "Un danno"
In questi giorni il dibattito politico regionale sta toccando anche questioni di carattere ambientale fra cui l’ampliamento di impianti a biogas già esistenti. Argomento che tocca anche il nostro territorio e interessa in particolare i comuni di Torre San Patrizio e Monte Urano. Più dettagliatamente contrada San Pietro, zona a cavallo fra i due centri dove esistono già da decenni diversi impianti: una discarica tombata, una discarica in attività, un allevamento di grandi dimensioni, una centrale a biogas e un impianto di compostaggio la cui autorizzazione è pendente in giudizio. Nella stessa zona sono in itinere due pratiche di ampliamento: una per l’allevamento e l’altra per la centrale a biogas. Sull’argomento abbiamo chiesto a Luca Leoni e Andrea Leoni, rispettivamente sindaco di Torre San Patrizio e Monte Urano, qualche delucidazioni in merito.
Abbiamo cercato – spiega il sindaco di Torre San Patrizio – di contenere quanto più possibile le richieste continue di ampliamenti. Nonostante la Regione abbia comunque autorizzato e inserito, come da noi richiesto, le famose misure per il contenimento della emissione degli inquinanti Bat, l’impatto cumulativo è innegabile. Va ricordato che vicinissimo c’è il nuovo ospedale provinciale, ci sono comunità entro il raggio di due chilometri, non solo i due comuni Torre San Patrizio e Monte Urano, ma anche Campiglione di Fermo". Ma cosa potrebbe fare la Regione? "Non si capisco perché la stessa politica, che potrebbe svolgere un ruolo più attivo in questo settore, si mobilità per la centrale a biogas di San Marco – continua Luca Leoni - e non dice nulla per la questione complessa di contrada San Pietro.
"Come sindaci siamo responsabili e non vogliamo fermare lo sviluppo economico da parte di un privato – commentail collega di Monte Urano Andrea Leoni – ma dobbiamo essere consapevoli che ci sono diverse criticità da risolvere. Primo fra tutti l’impatto odorigeno, inoltre non c’è garanzia che gli impianti non vengano utilizzati anche per altri conferimenti. La situazione è delicata, perché se da un lato il privato ha i sui diritti, dall’altro tutti i cittadini che vivono in quest’area hanno il diritto sacrosanto di respirare aria buona. Per questo ci opponiamo in maniera decisa. L’ampliamento dell’allevamento è da considerare a corpo unico anche con la centrale a biomasse. Quest’ultima poi non deve ricevere materiali con approvvigionamenti esterni, ma solo dall’allevamento esistente. Questo ampliamento, avrà ricadute anche sull’impatto viario: la Mezzina è già un corridoio importante che unisce le due province soprattutto con il nuovo ospedale territoriale. A questo punto sembra quasi una beffa chiamare i sindaci a votare un atto aziendale di indirizzo per la sanità del fermano, quando si sta costruendo l’ospedale provinciale su una zona con un impatto cumulativo così alto e si sta valutando poi di aumentare, come stimato, di almeno il 15 % la produzione di ammoniaca, ancora di più il tasso di emissione in atmosfera degli inquinanti".
Alessio Carassai