Contratti di lavoro fittizi. Così hanno ottenuto permessi di soggiorno e cassa integrazione

Trentatré persone denunciate, tra cui tre imprenditori cinesi che tramite due ditte a loro riconducibili avevano messo in piedi la mega truffa. E’ questo il bilancio dell’operazione ’Virtual work’ della Guardia di Finanza.

Contratti di lavoro fittizi. Così hanno ottenuto permessi di soggiorno e cassa integrazione

Contratti di lavoro fittizi. Così hanno ottenuto permessi di soggiorno e cassa integrazione

Trentatré persone denunciate, tra cui tre imprenditori cinesi, per truffa aggravata, contratti fittizi per ottenere permessi di soggiorno e immigrazione clandestina. E’ questo il bilancio dell’operazione della Guardia di Finanza, denominata "Virtual work", scaturita a seguito di indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Fermo e finalizzata al contrasto dell’indebita percezione di erogazioni pubbliche e dell’illecita permanenza di cittadini stranieri sul territorio nazionale. I tre imprenditori denunciati dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Fermo sono riconducibili a due ditte individuali operanti nell’ambito del distretto calzaturiero e avrebbero stipulato contratti di lavoro totalmente fittizi nei confronti di cittadini cinesi, ai fini dell’ottenimento illegale del rinnovo del permesso di soggiorno. Gli accertamenti condotti dalle Fiamme Gialle fermane, hanno permesso di svelare un sistema fraudolento, messo a punto dalle due ditte, per poter ottenere illecitamente il rinnovo dei permessi di soggiorno a favore di alcuni soggetti, non residenti da tempo nella provincia fermana o che non lo sono mai stati e, comunque, in gran parte attualmente irreperibili.

In sede di accesso aziendale, è stata constatata la contemporanea operatività delle due ditte individuali all’interno di un unico stabile, nonché la presenza di 10 lavoratori, a fronte di un numero di gran lunga maggiore di dipendenti formalmente assunti e dichiarati da entrambe le aziende. Tale numero, già in sede di accertamenti preliminari, era apparso spropositato rispetto alle realtà aziendali e al volume d’affari dichiarato. Le indagini svolte dalla Guardia di Finanza hanno appurato che i titolari delle imprese, attraverso fittizie assunzioni, hanno permesso a 28 connazionali di ottenere illecitamente, dalle questure di Fermo e di Macerata, il rilascio del rinnovo del permesso di soggiorno, mediante presentazione di falsa documentazione attestante il proprio rapporto di lavoro subordinato. finanzieri, dopo aver sentito i lavoratori rinvenuti nelle aziende, aver esaminato la documentazione acquisita presso diverse questure italiane e consultato le informazioni estrapolate dalle banche dati in uso al Corpo, hanno segnalato all’autorità giudiziaria, complessivamente, 33 persone di etnia cinese. In particolare, oltre a coloro che hanno indebitamente ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno, sono stati deferiti all’autorità giudiziaria i due titolari di diritto delle suddette ditte e l’amministratore di fatto.

A seguito di un’ulteriore, approfondita analisi documentale, i militari hanno appurato, altresì, che una delle due aziende in questione aveva presentato, per diversi dipendenti, richieste di contributi di cassa integrazione correlati agli aiuti pubblici elargiti dall’Inps per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Tra i lavoratori che ne hanno beneficiato illegittimamente, ne sono stati individuati quattro per i quali è stato disconosciuto il rapporto di lavoro, poiché fittizio. I quattro responsabili, di cui due segnalati anche per aver ottenuto illecitamente il rinnovo del permesso di soggiorno, unitamente ai due titolari delle ditte e all’amministratore di fatto delle ditte, sono stati pertanto denunciati anche per truffa aggravata ai danni dello Stato.

Fabio Castori