Furto, estersione e minacce di morte. Fino dell’incubo per un commercialista

Al termine del processo con rito abbreviato, Ciro Di Sarno è stato condannato a quattro anni e cinque mesi di reclusione, è stato assolto invece Marco Perticarini perché il fatto non sussiste .

Furto, estersione e minacce di morte. Fino dell’incubo per un commercialista

Furto, estersione e minacce di morte. Fino dell’incubo per un commercialista

Dopo aver rubato due computer portatili di un noto commercialista di Porto Sant’Elpidio, con all’interno dati sensibili, gli aveva estorto una somma di denaro per restituirgliene uno. Non soddisfatto, dopo una perquisizione dalla polizia, si era ripresentato nell’ufficio della vittima minacciandola di morte insieme alla sua famiglia, se non gli avesse consegnato altri soldi per le spese legali. Alla fine per lui, Ciro Di Sarno, un 57enne di Fermo originario di Napoli, erano scattate le manette. In carcere era finito anche Marco Perticarini, un 48enne di Porto Sant’Elpidio che, invece, dopo dieci mesi di calvario giudiziario, è risultato estraneo ai fatti. Al termine del processo con rito abbreviato, Di Sarno, difeso dall’avvocato Giuliano Giordani, è stato condannato a quattro anni e cinque mesi di reclusione, mentre l’elpidiense di 48 anni, difeso dall’avvocato Danilo Mascitti, è stato assolto perché il fatto non sussiste. Soddisfatto all’uscita dall’aula l’avvocato Mascitti: "Dopo tanto lavoro per dimostrare l’innocenza del mio assistito, dopo tante istanze per ottenere la sua scarcerazione e la revoca degli arresti domiciliari, il giudice ha assolto l’imputato da me difeso. Una sentenza che riabilita questa persona dopo un’accusa così forte e così infamante. Giustizia è stata fatta". La vicenda trae origine dal furto subito dal professionista elpidiense presso il suo studio da cui, nel maggio scorso, erano stati sottratti due computer, dei quali uno della Apple. Dopo la denuncia del colpo, la polizia aveva fatto scattare le indagini e, attraverso il sistema di geolocalizzazione presente sul computer, lo aveva individuato a Lido Tre Archi.

Gli uomini della squadra mobile avevano quindi immediatamente visionato le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza del quartiere e avevano notato Di Sarno, già noto ai poliziotti per i suoi trascorsi giudiziari, trasportare un computer dalle caratteristiche compatibili con quelle dell’oggetto del furto. Considerati gli indizi, gli investigatori della squadra mobile avevano informato l’autorità giudiziaria richiedendo l’emissione di un decreto di perquisizione. Quando però i poliziotti si erano recati a casa del 57enne il computer, purtroppo, non era stato ritrovato. Di fatti, come è stato successivamente accertato, proprio nella stessa giornata la vittima si era recata dalle forze di polizia per ritirare la denuncia dichiarando di averlo ritrovato. La versione del ritrovamento non aveva convinto gli investigatori che avevano convocato immediatamente il commercialista, chiedendo contezza di quanto dichiarato e acquisendo anche i dati del suo traffico telefonico nonché i movimenti bancari effettuati. Alla fine, con non poca difficoltà, erano riusciti a farsi raccontare la verità su quanto accaduto. Era emerso così che il professionista era stato contattato telefonicamente da Di Sarno che gli avevano chiesto 1000 euro in cambio del suo computer, richiesta che la vittima aveva assecondato. Il malvivente gli aveva imposto poi di ritirare la denuncia. Il 57enne, dopo la perquisizione subita si era recato di nuovo dalla vittima, pretendendo altri 500 euro per pagare le spese legali che avrebbe affrontato a seguito della perquisizione, intimorendolo con la minaccia che se non gli avesse dato quei soldi avrebbe avuto da preoccuparsi lui e la sua famiglia. Perticarini dal canto suo, che aveva vissuto per qualche anno a Lido Tre Archi, si era solo interessato del furto su richiesta del commercialista ma, come emerso durante il processo, non aveva avuto alcun ruolo nell’estorsione.

Fabio Castori