In casa 36 piante di marijuana: 50enne nei guai

Nessuno poteva immaginare che l’eccessivo consumo di energia elettrica fosse collegabile ad una vera e propria coltivazione di marijuana e a un laboratorio per la produzione di sostanze stupefacenti, ma la Guardia di Finanza sì. Era stato proprio da quell’attenta analisi che era partita un’indagine culminata con la scoperta della piantagione di canapa indiana e del laboratorio gestiti da un 50enne di Monte Urano. L’uomo, al termine delle indagini, è stato rinviato a giudizio e finirà alla sbarra per rispondere di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. Il blitz era scattato nel giugno scorso quando un sopralluogo degli uomini delle Fiamme Gialle, eseguito nelle ore diurne, aveva permesso ai di intravedere delle piante di marijuana, nascoste sul retro dell’abitazione ed occultate dietro un telo scuro. La seguente perquisizione domiciliare aveva consentito di rinvenire 36 piante di marijuana, in avanzato stato di maturazione, proprio nel giardino, sul retro dell’immobile. Inoltre, in una stanza della casa, i militari si erano imbattuti in un vero e proprio laboratorio per la produzione di sostanze stupefacenti. Le serre, utilizzate nei mesi invernali, erano dotate di un artigianale sistema di riscaldamento e aerazione provvisto di timer per l’accensione e lo spegnimento automatico, che manteneva costante la temperatura interna grazie alla presenza di lampade riscaldanti e riflettori. La stanza accanto, invece, era utilizzata per l’essicazione delle piante già pronte per l’uso, mentre la soffitta serviva per le fasi di coltivazione e crescita. Le ricerche, condotte anche con le unità cinofile antidroga, avevano consentito di sequestrare, oltre alle 36 piante, anche 222 grammi di marijuana già essiccata, custodita in due barattoli di vetro nella cucina dell’abitazione. Sequestrata anche la strumentazione utilizzata per la produzione. Considerato l’ingente quantitativo, il 50enne è stato arrestato per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. L’operazione aveva permesso di prevenire l’immissione sul mercato di un considerevole quantitativo di stupefacente, la cui vendita al dettaglio avrebbe potuto fruttare guadagni illeciti al pusher per circa 50.000 euro.