REDAZIONE FERMO

Parte il restyling dell’ex convento

I lavori al grande complesso agostiniano sono stati necessari dopo i danni realizzati dal sisma del 2016

L’ex complesso degli agostiniani, il più grande immobile del centro storico

L’ex complesso degli agostiniani, il più grande immobile del centro storico

A distanza di otto anni dal terremoto che aveva pesantemente danneggiato l’ex complesso degli agostiniani, il più grande immobile del centro storico con i suoi 4800 metriquadri, stanno per iniziare i lavori di rafforzamento e miglioramento sismico. Un cantiere privato che va a sanare una ferita del sisma e che si aggiunge agli altri cantieri su edifici pubblici, in centro storico, finanziati col Pnrr. "Parliamo di un immobile che è quasi un quartiere dentro il centro storico, uno dei più ingombranti. Ha una struttura che si sviluppa su 5 piani, di circa 1000 metri quadri ognuno, cui si aggiunge la torretta dell’altana (terrazzo coperto, rialzato a mo’ di torretta, appunto, sopra i tetti, ndr.)" spiega l’ingegnere Marco Meconi, coordinatore della progettazione.

Il complesso di proprietà privata, risale a fine quattrocento e comprende anche la chiesa di Sant’Agostino Nuovo, sorta sulla precedente chiesa di Sant’Antonio, che invece risale alla fine del ‘300 e all’ inizio ‘400, ristrutturata poi intorno alla metà del ‘700 e il cui bel portale del ‘500 si apre su Corso Baccio.

"Nel terribile terremoto del 2016, il complesso è stato danneggiato gravemente dal sisma, soprattutto nei piani alti dove ci sono delle volte storiche, tanto che era stato necessario evacuare le famiglie che vi abitavano, e che erano in totale una decina. I locali fronte Corso Baccio, invece, sono rimasti agibili, così come quelli sottostanti che ospitano la sede della Contrada San Martino" prosegue Meconi. Dopo il sisma, la proprietà aveva dovuto intervenire per la messa in sicurezza della facciata della chiesa (pericolosamente inclinata in avanti), e del lato posteriore del palazzo. A distanza di anni, è arrivato finalemente il momento di dare il via ai lavori, finanziati con fondi della ricostruzione post sisma 2016, per restituire al centro storico, in capo ad almeno un paio di anni (sempre tenendo conto dell’imponenza della costruzione e dell’evidente scomodità logistica dei lavori), questa importante porzione di costruito, per anni rimasta nascosta alla vista dalle impalcature.

"Ci sono voluti otto anni per arrivare a questo punto perché i lavori di rilevamento e analisi della struttura sono potuti iniziare solo dopo l’intervento di doppia messa in sicurezza dell’immobile terminato nel 2018" spiega Meconi. Anche se le due pratiche sono distinte, l’intervento sarà unitario, e comprenderà i lavori sul palazzo e sulla chiesa (dove si comincerà a inizio anno). Oltre a Meconi, a questa operazione stanno lavorando l’architetto Alessandro Pierleoni e l’ingegnere Enrico Maria Pallotti.

Marisa Colibazzi