Picchia e minaccia il padre per la droga: ecco l’inferno in casa

Quando il padre gli negava i soldi per la droga, erano minacce di morte, botte, calci e pugni in ogni parte del corpo. Per questo motivo fermano di 38 anni è finito alla sbarra

Maltrattamenti in famiglia: picchia e minaccia il padre per la droga. Condannato a tre anni

Maltrattamenti in famiglia: picchia e minaccia il padre per la droga. Condannato a tre anni

Fermo, 16 aprile 2024 – Quando il padre gli negava i soldi per la droga, erano minacce di morte, botte, calci e pugni in ogni parte del corpo. Per questo motivo il fermano di 38 anni è finito alla sbarra e, al termine del processo è stato condannato a tre anni di reclusione per il reato di maltrattamenti in famiglia.

Il 38enne era finito nei guai dopo che i poliziotti della squadra mobile avevano dato esecuzione ad una misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Fermo a seguito degli accertamenti scattati a fronte di una segnalazione di maltrattamenti giunta in questura il primo giugno scorso. Nella fattispecie la segnalazione aveva delineato una difficile situazione familiare, un rapporto esasperato tra padre e figlio il quale, disoccupato, affetto da problemi di salute e tossicodipendente, in più circostanze aveva aggredito il padre. Gli uomini della squadra mobile, come da disciplina vigente, ossia il cosiddetto ’Codice Rosso’, aveva informato l’autorità giudiziaria che aveva così assunto la direzione delle indagini. Dall’attività investigativa condotta e dall’ascolto dei testimoni era emerso che il giovane avanzava continue richieste di denaro al padre, verosimilmente per procurarsi la sostanza stupefacente di cui era assiduo consumatore.

Il genitore, in alcune circostanze, aveva negato quei soldi al figlio proprio per tutelarlo, ma causando al contempo la sua ira in quanto il ragazzo lo aveva minacciato di morte e in un’occasione lo aveva picchiato, colpendolo al volto e ai fianchi, e provocandogli ematomi e tumefazioni. L’anziano era stato ascoltato dagli investigatori, che avevano constatato gli evidenti segni delle percosse sul suo corpo e si erano resi conto che l’uomo versava in uno stato di paura e di disperazione, motivo per cui, nel terrore di peggiori conseguenze, aveva deciso di non formalizzare querela nei confronti del figlio. L’autorità giudiziaria aveva così emesso la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del 30enne.