Ubriaco aggredì il barista che gli aveva negato da bere: a processo

Un albanese ubriaco aggredisce il titolare di un bar a Pedaso con un cutter. I carabinieri intervengono e lo rinviato a giudizio per minaccia e porto d'armi.

Ubriaco  aggredì il barista che gli aveva negato da bere: a processo

Ubriaco aggredì il barista che gli aveva negato da bere: a processo

In preda ai fumi dell’alcol aveva iniziato a infastidire e a minacciare prima gli avventori poi il barista, quindi aveva aggredito il titolare del locale con un cutter. Il tempestivo intervento dei carabinieri aveva evitato il peggio e nei guai era finito un albanese di 40anni. L’uomo, residente a Pedaso, a conclusione delle indagini è stato rinviato a giudizio e pertanto dovrà comparire davanti al giudice del tribunale di Fermo per rispondere dei reati di minaccia aggravata e porto non giustificato di armi e oggetti atti ad offendere. Il fatto risale al giugno 2023 e si era consumato in un bar di Pedaso dove i militari dell’Arma del posto erano intervenuti a seguito della richiesta d’aiuto dell’esercente. Infatti, quando il barista aveva negato la somministrazione di ulteriori bevande alcoliche al 40enne già ubriaco, l’uomo aveva pronunciato frasi minatorie contro il titolare e gli avventori presenti. Successivamente, dopo che il gestore del bar aveva tentato di invitarlo ad allontanarsi e aveva deciso di chiudere il locale, l’albanese lo aveva aggredito alle spalle, stringendogli il collo con un braccio e minacciandolo, brandendo un cutter. La vittima aveva reagito in legittima difesa, causando la caduta del 40enne a terra. I carabinieri di Pedaso, giunti sul posto poco dopo la richiesta di supporto da parte dell’esercente, avevano riportato alla calma l’albanese, recuperando il cutter trovato all’interno del bar. L’arma da taglio era stata sottoposta a sequestro penale ed era stata assunta in carico in attesa di essere depositata presso l’ufficio corpi reato del tribunale di Fermo. La denuncia era stata formalizzata dal barista ai militari dell’Arma, che avevano poi proceduto con ulteriori approfondimenti e comunicato la notizia dei reati alla Procura della Repubblica.

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