Accusati di sfruttare gli operai Il gip: "Solo obbligo di firma"

Dopo gli interrogatori alleggerite le misure cautelari nei confronti dei tre presunti caporali: "Devono assistere le famiglie".

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Il quadro indiziario nei loro confronti "non è cambiato" come sottolinea il giudice delle indagini preliminari, Silvia Marini. Ma "è opportuno alla luce dei contesti familiari e di esigenze di tutela degli stessi contesti – scrive il gip – sostituire la misura del divieto di dimora con quella dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, così da consentire agli indagati, pur continuando a lavorare fuori dal territorio provinciale, di mantenere la dimora presso le rispettive abitazioni familiari che si trovano in località prove di servizi assistenziali". Pera ragioni prettamente familiari, il giudice Marini ha quindi trasformato l’obbligo di dimora in obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, così da permettere gli spostamenti dei tre stranieri indagati nell’ambito di un’inchiesta sul caporalato.

Nei guai sono finiti Zain Mushtaq, 24 anni; Khalid Hussain, 45 anni e Imran Hussain, 35 anni, tutti residenti tra Argenta e Portomaggiore. I primi due indagati sono assistiti dall’avvocato Mariella Cicorella e il terzo dell’avvocato Giovanni Sorgato. tutti e tre giovedì hanno risposto alle domande del giudice, sostanzialmente asserendo che i soldi che prendevano dagli operai erano il pagamento per il trasporto sui luoghi di lavoro. Una sorta di rimborso spese. Il giudice ne ha preso atto, ritenendo però che quanto dichiarato non modifichi il quadro indiziario. E’ stato invece alleggerita la misura cautelare per le condizioni familiari considerando che hanno mogli che non lavorano e figli in tenerà età. In particolare Mushtag un figlio di otto mesi e Khalid quattro figli, di cui uno al momento malato Imran tre figli piccoli.

L’inchiesta che ha portato alle tre misure cautelari è la costola di un altro filone investigativo che, negli ultimi due anni, ha visto finire nella rete dei carabinieri altri cinque caporali. Le contestazioni formulate nei confronti degli ultimi tre presunti sfruttatori sono simili a quelle avanzate nei confronti degli altri soggetti: avrebbero approfittato dello stato di bisogno di alcuni pachistani per farli lavorare in nero a 5 o 6 euro all’ora, a fronte salario di 10 euro di salario.

c.r.