Allarme inquinamento nel Naviglio: "Dall’acqua affiora schiuma bianca"

Copparo, il presidente dell’ Upe Marco Falciano segnala un evidente fenomeno nell’importante canale "Da anni assistiamo al ripetersi di scarichi irregolari della rete fognaria ma nessuno risolve il problema".

Allarme inquinamento nel Naviglio: "Dall’acqua affiora schiuma bianca"

Allarme inquinamento nel Naviglio: "Dall’acqua affiora schiuma bianca"

Chiede controlli sulle acque del canale Naviglio di Copparo, il presidente dell’associazione di tutela ambientale Upe (Unione Pescatori Estensi) Marco Falciano, che porta all’attenzione una situazione che si verificata nella mattinata di ieri. "Un pescatore sportivo – riporta Falciano – ha segnalato un evidente fenomeno di inquinamento delle acque superficiali ai danni del canale Naviglio, un importante canale d’irrigazione sito nel comune di Copparo. Altri residenti hanno confermato che intorno alle 7.15 del mattino la schiuma, molto più consistente rispetto a quella visibile nelle fotografie, veniva trasportata dal vento e arrivava addirittura sino in strada". Come riferisce il presidente di Upe, "sono anni che, come associazione di tutela ambientale attenta alla salubrità delle acque, segnaliamo gli scarichi irregolari della rete fognaria del comune di Copparo ma, ad oggi, gli enti di controllo non sono riusciti ancora a risolvere il problema. Poiché ad ogni pioggia, anche non intensa come quella di martedì, segue troppo spesso l’inquinamento del canale Naviglio, proprio nei pressi del centro abitato, si può ipotizzare che il motivo sia da ricondurre al sottodimensionamento della rete fognaria o, al limite, al dilavamento dei piazzali di qualche azienda che non esegue le pulizie dovute". L’associazione, dunque, rivolge un appello ad Arpae e al Comune di Copparo, "affinché realizzino una seria indagine volta a identificare la causa e il responsabile di tale fenomeno inquinante, che non può continuare ad essere tacitamente tollerato". Inoltre, viene chiesto lo svolgimento di campionamenti e analisi, "che troppo spesso non vengono realizzate dagli enti di controllo, per rilevare l’eventuale superamento dei limiti tabellari previsti dal Testo Unico dell’Ambiente per gli scarichi diretti in acque superficiali, che è l’unico modo per determinare l’entità del danno ambientale causato al canale che, si ricorda, non è né una mera condotta per scolare le acque verso il mare, né una fogna a cielo aperto, bensì un habitat ricco di biodiversità che va tutelato, mediante l’applicazione del principio ‘chi inquina paga’. Sino ad oggi – conclude Falciano - l’artefice dell’inquinamento è rimasto impunito e a pagarne il prezzo è sempre l’ambiente, oltre che i cittadini con la propria salute".

Valerio Franzoni