Alluvione, la rabbia degli agricoltori "Tragedia evitabile, ora risarciteci"

Il presidente di Confagricoltura Manca: "Non c’è stata manutenzione a canali, fiumi e argini. Questi i risultati". Poi l’affondo contro gli ambientalisti: "Tutto è diventato intoccabile". Infine l’appello: "Salvate il Made in Italy".

Alluvione, la rabbia degli agricoltori  "Tragedia evitabile, ora risarciteci"

Alluvione, la rabbia degli agricoltori "Tragedia evitabile, ora risarciteci"

di Mario Bovenzi

L’ondata d’acqua è passata, le temperature stanno salendo. L’aria si fa rovente, per le polemiche. Dopo la prima emergenza, ci si guarda indietro. A quello che non è andato. Gli agricoltori senza mezzi termini puntano il dito sulla rete dei canali, sulla manutenzione ‘fantasma’. Secondo loro sono stati anni di oblio, mentre i corsi d’acqua si ingrossavano per la vegetazione e i detriti. In campo con decisione il presidente di Confagricoltura Francesco Manca. "Ora che il peggio sembra essere passato – dice –, ora che non resta che prendere atto dei lutti e dei danni provocati da questa alluvione, che ha messo in ginocchio buona parte della nostra regione, ora che la priorità è quella di riportare al più presto ad una situazione di normalità i territori flagellati da questa catastrofe, la rabbia si sostituisce alla paura, per una tragedia che, con ogni probabilità, poteva essere evitata".

Evitata, perché?

"Spero che si comprenda perché è necessaria la pulizia degli argini e degli alvei di fiumi e canali, perché sia indispensabile preservare le arginature dalle enormi tane scavate principalmente dalle nutrie, ma anche da istrici e volpi, che le rendono estremamente fragili e pertanto vulnerabili in situazioni di forte piovosità, situazioni che, come

assicurano i meteorologi, si verificheranno sempre più frequentemente in futuro a causa del cambiamento climatico, e perché sia ormai ineludibile provvedere alla realizzazione di infrastrutture che rendano più sicuri i nostri centri abitati e le nostre

campagne da avvenimenti di questo genere, tutelando il territorio dal consumo di suolo".

Qualcuno ha remato contro.

"Il sentimento pseudo ecologista che ha animato questi ultimi anni, per il quale tutto deve essere preservato e intoccabile, che ha pressoché impedito la manutenzione dei corsi d’acqua e l’eradicazione di una specie alloctona invasiva (la nutria), ha fornito un contributo notevole a questo disastro. Il settore agricolo, spesso accusato di provocare un forte impatto sull’ambiente, ne è invece il principale custode, e gli agricoltori, che vivono di esso e per esso, da tempo denunciano, per il tramite delle proprie organizzazioni, che l’ambiente va preservato e non abbandonato a se stesso".

Il bilancio tra i filari?

"Gli allagamenti, le tracimazioni dei corsi d’acqua, le piogge torrenziali, porteranno ad un bilancio drammatico, e si prospetta un futuro tutto in salita anche sul fronte del post emergenza, con intere coltivazioni andate fortemente danneggiate se non addirittura perdute. Per il settore frutticolo, così importante per l’economia della nostra provincia, già in ginocchio a causa delle gelate e grandinate dello scorso aprile, è ancora presto per capire quali danni gli allagamenti possano avere provocato alle piante, ovvero se l’apparato

radicale possa superare la situazione di asfissia. L’impossibilità di effettuare i trattamenti sanitari determina un rischio elevato".

Che fare?

"Abbiamo chiesto al Governo, oltre ad adeguati indennizzi per i danni subiti, la sospensione degli adempimenti e dei versamenti fiscali e contributivi, interventi che concedano liquidità alle aziende, il rinvio generalizzato di almeno due mesi di tutti gli adempimenti connessi alle misure di incentivo a valere della Politica agricola comune per quanto riguarda gli interventi di pagamenti diretti, sviluppo rurale e organizzazioni comuni di mercato, il riconoscimento ai lavoratori agricoli di un numero di giornate di lavoro non inferiore a quelle svolte l’anno precedente, per non pregiudicare il diritto all’accesso alle prestazioni temporanee. Chiediamo a Istituzioni, politica e banche di difendere una delle prime eccellenze del Made in Italy".