CRISTINA RUFINI
Cronaca

Assassinò la compagna. La Corte sul delitto Placati: "Saveri agì con brutalità per rancore e vendetta"

In 59 pagine le motivazioni dell’Assise di Appello che ha confermato l’ergastolo "Si è sentito rovinato e denigrato pubblicamente e ha voluto fargliela pagare. Stordita con un pugno, poi le coltellate e le botte in testa. Nessuna attenuante".

Assassinò la compagna. La Corte sul delitto Placati: "Saveri agì con brutalità per rancore e vendetta"

Assassinò la compagna. La Corte sul delitto Placati: "Saveri agì con brutalità per rancore e vendetta"

Desiderio di vendetta per essere stato denigrato pubblicamente dalla compagna. "Per averlo demolito...rovinato". Ruotano attorno a queste circostanze, quale movente del delitto, le convinzioni della Corte di Assise di Appello di Bologna che ha confermato la condanna all’ergastolo a Doriano Saveri, l’artigiano di 48 anni, accusato di avere ucciso brutalmente la sua compagna, in realtà quasi ex, Rossella Placati, nella notte tra il 21 e il 22 febbraio del 2021. Delitto efferato che si è consumato nella casa di Borgo San Giovanni, sul territorio comunale di Bondeno, che vittima e carnefice condividevano da più di un anno. La Corte felsinea ha sposato in pieno le conclusioni cui era giunta la Corte di Assise di Ferrara, mettendo in evidenza diciannove punti cruciali per la ricostruzione del delitto. Passaggi che per i giudici, oltre ogni ragionevole dubbio, mettono in luce la colpevolezza di Saveri. Dai più ovvi, ma non sufficienti da soli a testimoniare la colpevolezza a quelli che hanno tolto qualsiasi incertezza sulla colpevolezza dell’uomo che ha agito in preda alla vendetta, dopo essersi sentito denigrato pubblicamente. Distrutto.

"Le brutali modalità di esecuzione – si legge in un passaggio delle motivazioni – del delitto fanno emergere il movente omicidiario costituto dal desiderio di vendetta". A questo per la Corte felsinea si aggiunge "la ricorrenza di profondi sentimenti di acrimonia da parte di Saveri nei confronti della Placati, rafforzati dalla visione del telefono della vittima, il giorno precedente la morte". Nel cellulare che la compagna aveva lasciato incustodito in casa, Saveri aveva scoperto messaggi inviati a parenti e amici in cui lei definiva Saveri "dedito agli stupefacenti, disinteressato dalle dinamiche domestiche e anche alle condizioni di salute di lei". Un passaggio cruciale la lettura di quei messaggi, per la Corte. Da qui l’idea di ’fargliela pagare’ (’lei voleva mandarmi a fare in c..., ma ce l’ho mandata io’, avrebbe detto a un detenuto in cella), come lui stesso ha dichiarato prima del delitto alla sorella della vittima, che la Corte legge come l’inizio dell’idea di ucciderla, mentre per la difesa dell’imputato (avvocati Pasquale Longobucco e Alessandra Palma) Saveri intendeva solo denunciarla per diffamazione. L’efferatezza messa in evidenza dai giudici sta nelle modalità dell’omicidio: Saveri che sale al primo piano, trova Rossella in accappatoio e la stordisce con un pugno al volto e poi con un coltello nella mano sinistra la trafigge almeno quarto volte al petto. Lei cade a terra e lui la finisce con 4/5 botte alla testa con un attrezzo pesante, fracassandola. Una ferocia che per la Corte si spiega solo con il forte risentimento covato nei confronti della compagna che lo aveva denigrato e che aveva messo fine alle relazione. Che lo aveva appunto rovinato e demolito come uomo. Omicidio efferato che anche per la Corte bolognese non merita le attenuanti invocate dalla difesa nel ricorso in Appello: nessun pentimento, né pietas per la vittima. La Corte nella 59 pagine di motivazioni ha ripercorso anche i pilastri su cui si regge la sua colpevolezza: la presenza in casa al momento della brutale aggressione, l’assenza di effrazioni che potessero far pensare alla presenza di estranei. E altri comportamenti di Saveri: l’aver tolto le telecamere installate in casa, il cambio delle scarpe da tennis macchiate di sangue riposte in cantina, i soldi prelevati e portati alla ex moglie e alla figlia e quella frase all’adolescente "Sii forte...qualsiasi cosa accada". E poi le presunte confessioni in carcere ad altri detenuti, cui avrebbe raccontato il delitto, con particolari mai emersi prima. Oltre che all’ergastolo Saveri è stato condannato e al risarcimento del danno nei confronti dei due figli della Placati, assistiti dall’avvocato Riccardo Caniato (provvisionale di 150mila euro ciascuno) e alle due sorelle (30mila euro ciascuna), assistite dall’avvocato Filippo Maggi.