MARIO BOVENZI
Cronaca

Crisi del Mar Rosso. Il broker delle navi: "Flotta in tutto il mondo. Con l’incubo dei pirati"

Lo scenario illustrato da Scala, della sede di Ferrara di Lockton. Assicurano il 95% delle imbarcazioni italiane, il 10 internazionali. Premi in crescita nonostante i raid aerei degli anglo-americani. .

Crisi del Mar Rosso. Il broker delle navi: "Flotta in tutto il mondo. Con l’incubo dei pirati"

Crisi del Mar Rosso. Il broker delle navi: "Flotta in tutto il mondo. Con l’incubo dei pirati"

La scala di marmo che sale stretta tra le balaustre, le volte decorate. Risale al Settecento Palazzo Todeschi. Nelle sale antico e moderno si abbracciano, i computer avvolti nel cono di luce, in una parete la cartina geografica dove si riflette, sotto la grande scritta ’World’, lo scenario internazionale. Che da mesi vira al rosso, quello dei bagliori di guerra del conflitto tra Israle e Hamas e, più recentemente, dei raid anglo-americani sulle posizioni dei ribelli Houthi dello Yemen, i pirati delle navi. "Quegli attacchi configurano a tutti gli effetti uno scenario di guerra", dice Alberto Scala, managing director della sede Lockton P.L. Ferrari e consigliere d’amministrazione del gruppo che assicura il 95% della flotta italiana, il 10% di quella mondiale. E’ il più antico e grande broker specializzato in assicurazioni marittime, con sedi in tutto il mondo. Dagli Stati Uniti a Genova; da Amburgo, ultima nata, a Ferrara, realtà strategica.

Cosa sta succedendo?

"Dobbiamo fare una premessa per meglio comprendere le dinamiche legate alla guerra e agli effetti sui prezzi"

Quale premessa?

"Nella nostra società moderna l’80% del trasporto avviene sulle navi, dal carbone al petrolio, dalla benzina all’acciaio. Quando si verificano conflitti a Londra si riunisce un comitato che stila un elenco con le zone a rischio guerra. In questo momento in quelle aree rientrano la Russia, l’Ucraina, il Mar Nero, Bielorussia e più recentemente Israele, la Striscia di Gaza, lo Yemen e il Mar Rosso dove si sono verificati gli attacchi alle imbarcazioni. La minaccia, secondo le dichiarazioni, doveva riguardare solo le imbarcazioni dirette in Israele o che comunque battono bandiera israeliana, questo non è mai successo. Gli attacchi sono avvenuti su tutte le navi"

Come rispondono le società?

"In alcuni casi scelgono di evitare il canale di Suez per circumnavigare l’Africa. In questo caso impegano per arrivare a destinazione 15 giorni in più. Secondo gli ultimi dati i transiti nel Canale da 80 al giorno si sono ridotti fino a scendere a 48 passaggi, poco più della metà. Questa situazione si traduce nell’aumento di tutti i costi assicurativi, calcoliamo uno 0,35% in più. Solo per il passaggio nel Canale di Suez, per il periodo di sette giorni, siamo a 175mila euro in più. Se si decide invece di circumnavigare l’Africa il rincaro è di 300mila euro in media"

I riflessi di guerra non riguardano solo le navi e le coperture assicurative?

"Certamente no. Questi rincari piuttosto considerevoli porteranno ad aumenti a catena, tutto verrà a costare di più. Ancora è presto per vedere questi ultimi effetti, che saranno inevitabili lungo tutta la filiera"

Un’ulteriore mazzata dopo l’inflazione. Anche i nostri porti ne risentiranno?

"Anche questa è una conseguenza dei conflitti in atto. Evitare Suez vorrà dire evitare i porti italiani, le navi non si fermeranno nei nostri scali con altre perdite considerevoli per l’economia nazionale".