FEDERICO
Cronaca

Daniele Botti, l’ultima sfida: "La mia autonomia dà fastidio. Troppa polarizzazione in città. Imprese e famiglie, le priorità"

Il candidato sindaco di Ferrara Futura delinea le prime iniziative che farebbe una volta eletto "Non sono la stampella di Fabbri, ne di Anselmo. Ora la zona franca urbana e sgravi sui figli".

Daniele Botti, l’ultima sfida: "La mia autonomia dà fastidio. Troppa polarizzazione in città. Imprese e famiglie, le priorità"

Daniele Botti, l’ultima sfida: "La mia autonomia dà fastidio. Troppa polarizzazione in città. Imprese e famiglie, le priorità"

Di Bisceglie

Daniele Botti incrocia nel mare della politica battendo sempre la stessa bandiera: quella del civismo. Il suo concetto di impegno è declinato nel "mettersi a disposizione". Il giovane imprenditore – affacciato all’agone con il profilo dell’outsider – non rinnega il passato, quando sostenne Alan Fabbri "sempre da civico", ma ne focalizza "i profondi limiti". Un’amministrazione "che non è stata all’altezza della svolta". Nella sua intervista al Carlino, il candidato sindaco di Ferrara Futura non lesina considerazioni critiche tanto a destra quanto a sinistra. Come a rimarcare una linea di confine, per lui invalicabile: quella "dei contenuti".

Botti, ha fatto la campagna elettorale del 2019 come candidato consigliere. Oggi è candidato sindaco. Come ha vissuto le due esperienze?

"Il fatto che mi stia concentrando sugli stessi temi significa che la situazione è esattamente quella che ho trovato cinque anni fa. Ero convinto che questa città, all’epoca, avesse bisogno di una svolta perché la china discendente che aveva preso per via dell’amministrazione di sinistra era pericolosa. Ma Fabbri e questa amministrazione non sono stati all’altezza. La mia indipendenza, le mie opinioni e le mie battaglie – anche quando ero vicepresidente di Acer – evidentemente hanno dato molto fastidio".

Che cosa intende dire quando la sua indipendenza dà fastidio?

"In un dibattito politico così polarizzato, quelli di sinistra mi identificano come la ‘stampella’ del centrodestra e viceversa. Non hanno ancora capito che non sono la stampella di nessuno. E questo è un messaggio che voglio far passare forte e chiaro. Anche in ottica futura".

Mi sembra un monito neanche troppo velato sia al suo competitor Anselmo che al suo rivale Fabbri.

"Sì, mi riferisco in particolare a loro due perché mi immagino che, in qualche misura, il programma di Anna Zonari possa essere complementare al mio avendo il baricentro delle priorità molto spostato rispetto a quello di Ferrara Futura. Sia il sindaco uscente, sia lo sfidante del centrosinistra hanno polarizzato la comunicazione politica per schiacciare il centro. Il sindaco non mi nomina mai, probabilmente perché sa che, così come non sono stato uno ‘spingi bottone’ in Acer, conservo la mia autonomia. E, tra l’altro, non l’ho mai attaccato sul piano personale. Io non sono come quelli che vanno in piazza Cortevecchia con il pugno chiuso, né che fanno attacchi sotto il profilo giudiziario".

Lei, di recente, ha partecipato a un confronto con alcuni esponenti delle realtà produttive del territorio. Nel suo programma lo sviluppo e l’impresa rivestono un ruolo centrale. Spesso ha sottolineato alcune criticità in questi ambiti. Che soluzioni propone?

"Si sono alzate troppo spesso le mani al cielo di fronte a un declino che ha portato questa città non solo a una profonda crisi demografica ma a una progressiva desertificazione imprenditoriale. Un fenomeno che ha colpito – non solo ma in particolare – il centro storico. Motivo per cui occorre lavorare alla richiesta di una zona franca urbana che dia respiro, sotto il profilo fiscale, alle imprese e che incentivi nuovi insediamenti produttivi. Le aziende sul nostro territorio sono state troppo spesso penalizzate, il turismo internazionale è calato. Insomma, dagli imprenditori ho raccolto la necessità di avere come interlocutore un comune che abbia una visione strategica per il futuro".

Cosa non c’è nei programmi elettorali di Fabbri e Anselmo, rispetto a quanto c’è nel suo?

"Mi pare che in entrambi i programmi elettori manchi la componente pragmatica dell’effettiva attuabilità dei progetti. O meglio, mi pare che siano programmi costruiti più che altro come linee di indirizzo, ma senza una reale ricaduta concreta. Ed è un po’ questo che distingue l’offerta politica nostra, distante dalle ideologie. Poi, le dirò un’altra cosa".

Prego.

"Noto, quando parlo con le persone, che sono quasi stupite di sentir parlare di contenuti e non di attacchi personali. Sembra quasi che sia strano quello che dovrebbe essere invece la normalità".

Quale sarebbe il primo provvedimento che vorrebbe adottare qualora fosse eletto sindaco?

"Ce ne sono due di su cui si può lavorare da subito e un altro che avrebbe una gestazione più lunga ma sarebbe altrettanto strategico. Il primo sarebbe la richiesta immediata al Governo della zona franca urbana. Il secondo provvedimento sarebbe l’introduzione del ‘Fattore Futura’ legato ai servizi comunali in particolare per i servizi scolastici, valorizzando – con un fattore specifico nell’isee – le famiglie con più figli. Da ultimo, la stesura di un serio piano casa di concerto con Unife, mettendo le mani anche sugli alloggi Ers".