Dimmi come parli. L’italiano è un tesoro

I giovani cronisti della classe 1C della scuola media Aleotti e la loro inchiesta sul linguaggio e le espressioni tipiche

Dimmi come parli. L’italiano è un tesoro

Dimmi come parli. L’italiano è un tesoro

Ecco una nuova pagina dei giovani cronisti della classe 1C della scuola media Aleotti di Argenta.

DIMMI COME PARLI

E TI DIRÒ CHI SEI?

Le origini dei nostri modi di dire come espressioni multiculturali. La lingua italiana è un tesoro di parole, espressioni figurative e modi di dire che affondano le loro radici nella storia, nella cultura e nelle tradizioni del paese. Questi modi di dire, spesso colorati e ricchi di significato, aggiungono un tocco di vivacità e profondità alla comunicazione quotidiana. Uno dei motivi per cui l’italiano è così ricco di espressioni idiomatiche è la sua storia complessa e le influenze culturali che ha subito nel corso dei secoli. Dall’antica Roma all’Impero Bizantino, dall’età medievale al Rinascimento, fino ai giorni nostri, l’Italia è stata il crocevia di culture, lingue e tradizioni. Questo melting pot culturale ha contribuito alla formazione di un linguaggio vibrante e variegato. Durante il Medioevo, periodo storico che stiamo affrontando quest’anno, molte parole arabe sono state assimilate nella lingua italiana: “zucchero” (sukkar), “limone” (laymūn), “arancia” (nāranj). Termini come “guerriero” e “tribù” ci ricordano la presenza dei Longobardi e il loro contributo alla nostra storia linguistica. Non mancano poi modi di dire, ancora in uso, nati proprio in quel periodo storico. “Passare la notte in bianco”: significa trascorrere una notte senza dormire. L’origine deriva dal Medioevo quando un futuro cavaliere si preparava alla cerimonia d’investitura: i giovani nobili si vestivano completamente di bianco e trascorrevano la notte svegli in attesa di diventare cavalieri. “Un altro paio di maniche”: le maniche dei vestiti durante il Medioevo erano mobili e si potevano cambiare nel corso di diverse occasioni. Quando si usciva si cambiavano le maniche e anche il vestito sembrava diverso perciò adesso si usa questa espressione per dire “tutta un’altra cosa”

“Andare a Canossa”: nel 1077 Enrico IV si recò a Canossa, dove si trovava il Papa Gregorio VII, per chiedere il perdono e attese per tre giorni fuori dal castello di Canossa. Da allora l’espressione vuol dire umiliarsi davanti alle autorità. “Essere al verde”: ovvero restare senza un soldo. Pare che questo modo di dire sia arrivato fino a noi dalle aste pubbliche, quando si svolgevano, il battitore accendeva una candela con il fondo verde. Quando la candela si esauriva restava il verde. Questo era il segno che erano finiti i soldi. “Farla franca”: significa non avere conseguenze da un’azione rischiosa. Ha origine dalla pratica medievale della franchigia, cioè chi poteva avere immunità legali o fiscali. “Mettere la pulce nell’orecchio”: insinuare un dubbio su qualcuno. Durante il Medioevo si credeva che le pulci potessero entrare nell’orecchio e causare fastidi e disturbi. Le nostre espressioni idiomatiche non sono solo un mezzo di comunicazione, ma un patrimonio culturale che riflette la ricca e complessa storia dell’Italia.