Gli uomini che hanno fatto grande Ferrara

Dopo l’articolo su Ferrara e le donne è necessario affrontare il tema parallelo degli "uomini e la città" ... a partire dai sindaci

Gli uomini e Ferrara. Dopo l’articolo su Ferrara e le donne è necessario affrontare il tema parallelo degli “uomini e la città”.

In questo caso le presenze di molti personaggi rendono più complessa la scelta e naturalmente procureranno stupore, malumore, a volte anche severa disapprovazione. Ma la responsabilità rimane mia compresa quella di notare che se il rapporto tra donne e città è l’eccezione quella tra uomini e città diventa regola. Anche questa volta, come per le donne, si parte dai sindaci a cominciare da Giovanni Buzzoni iscritto al PC e oppositore del fascismo che lo perseguitò e che riuscì a fuggire dal treno dei deportati. Fu il primo sindaco di Ferrara nelle elezioni del 1946. Ebbi la fortuna di frequentare lui e la sua famiglia fin dagli anni Cinquanta del secolo breve. I miei rapporti con i primi cittadini si rinsaldarono con Gaetano Sateriale la cui presenza culturale in città è stata ed è ancora notevolissima. Ma va detto che le figure dei sindaci a Ferrara (compresa quella di Fabbri evidentemente all’opposto delle mie scelte politiche) sono state notevoli: si chiamassero Ghedini, Costa, Soffritti, Vecchi, Tagliani. E nonostante si mormorasse o divenisse argomento comune quello di essere stati per 50 anni sotto la “dittatura” comunista il risultato mi sembra, ma naturalmente è giudizio personale, che la qualità della vita politica ferrarese non sia stata né soffocante né predatoria. Né ieri né oggi. Gli incontri culturali sono quelli che più di ogni altro hanno inciso sulle mie scelte e, ovviamente primo fra tutti, quello con Giorgio Bassani con il quale ho intrecciato un rapporto di altissima qualità e sostanza. Poi “loro”, gli ebrei, come li chiamava lo scrittore del Giardino dei Finzi-Contini e primo fra tutti lo studioso e collega all’università di Firenze il ferrarese Guido Fink. Da ragazzino cominciai a frequentare la casa dei fratelli

Bonora Maurizio, Lola, Paola dove fervevano le “festine” nella splendida casa di via XX Settembre e dove le ragazze furoreggiavano. L’incontro poi con Franco Farina che nella erre moscia di tanti divenne Favina aprì la stagione magnifica e mai più ripetuta delle grandi mostre ai Diamanti. Ci si radunava nella casa di Franco; poi tutti assieme a mangiare alla Provvidenza. Così Lola lo ricorda in un’intervista quando, spronato dall’allora direttore dei Diamanti Gualtiero Medri, cominciò la sua carriera allestendo la mostra su Boldini a Casa Romei nel 1963. E ancora i rapporti con la famiglia Franceschini già da me narrati. E l’incontro con Gian Pietro Testa indimenticato compagno di Elettra Testi e con Gianni Giordani e con Roberto Pazzi nelle aule dell’Istituto per ragionieri Vincenzo Monti. E Lanfranco Caretti compagno di banco al Liceo Ariosto di mio suocero e di Giorgio Bassani. Ma il fratello e amico con cui trascorsi e trascorro le tappe di un’intera vita rimane Ranieri Varese. Troppo lungo sarebbe ripercorrere anche i momenti più importanti del nostro iter culturale tra Firenze, Urbino e Ferrara che però ho affidato a tante testimonianze scritte e orali. Un fondamentale incontro rimane quello con Andrea Emiliani. È stato Sovrintendente per i Beni artistici e Storici per le province di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna il suo primo incarico. Ancora oggi il suo ricordo mi produce un conforto; quello che si attribuisce a coloro che ti hanno rivelato la verità del mondo attraverso l’arte anzi tutte le arti.

Mi limiterò qui a ricordare l’Emiliani “ferrarese” che tra le sue più importanti realizzazioni portò l’acquisizione della collezione Sacrati- Strozzi da parte dello Stato e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara. Fondamentale rimane nella sua opera la necessità di ampliare e rinnovare la funzione della Soprintendenza che, cito, “doveva basarsi sull’imprescindibile rapporto tra conoscenza, tutela e conservazione…aprendo la riflessione sulla individuazione e conoscenza della cultura materiale.” E ancora nel mio studio “l’angolo di Andrea” conserva e custodisce libri, lettere, fotografie, e oggetti a lui appartenuti che mi regalò o ci si scambiò col tempo e nel tempo. Ci sono state persone che sono poi divenute “familiari” come Paolo e Daniele Ravenna e i “nipoti” eredi Maffei come i gemelli Francesco Giuseppe e Filippo Indelli o i Monini, tra cui Francesco che ora dirige il giornale Periscopio e ancora il grande e straordinario amico Luciano Chiappini con la sua fantastica famiglia al femminile con il quale ho lavorato a lungo e con tanto proficuo interesse. La qualità dei miei incontri con i giovani mi portarono a interagire assieme ai miei studenti ferraresi negli anni fiorentini come Claudio Cazzola, Mario Vayra e anche Dario Favretti che ancora oggi hanno un ruolo di spicco nella vita culturale ferrarese ma ancor più i miei ancor più giovani studenti dell’Istituto Monti, tra i quali ne ricordo solo tre ancora attivissimi a Ferrara e per Ferrara: Fiorenzo Baratelli, Roberto Cassoli, Marcello Folletti. In campo medico dove spicca la figura del professor Mario Verzella nato nel 1899 oftalmologo e straordinario promotore del patrimonio culturale della città da lui trasmesso ai suoi figli ma qui basta citare solo quelli che tradussero l’amicizia in fratellanza d’intenti: Paolo Malacarne, Adalberto Ciaccia, Italo Nenci, Sergio Gullini, Enrico Grandi, Enrico Minganti, Alberto Cominato.

Nella lista ha un posto d’onore un grande sacerdote. Il mio Don! Il prete dall’intelligenza straordinaria Andrea Zerbini che sorvolando sulla mia mancanza di fede mi ha dichiarato “santo” secondo la corretta interpretazione vetero-testamentaria cioè “ospitale”! Grazie Don sei un amico della “verità”! Mi sto accorgendo che l’elenco diventa sempre più folto perché troppi nomi vengono segnalati e altrettanti dimenticati. Ma ancora come non ricordare quello che per me è il migliore architetto di Ferrara: Andrea Malacarne anche se l’architetto Carlo Bassi certamente può essere considerato la figura di maggior spicco e fondamentale nel diffondere il patrimonio culturale della città con le sue fondamentali pubblicazioni. Di grande qualità anche il lavoro svolto da Sergio Fortini molto attivo nei progetti culturali della città o di Antonio Ravalli di cui va menzionato il grande lavoro svolto al Museo di Bassano. E in società? Qui le lezioni di stile mi vennero impartite da tantissimi amici che, Bassani dixit, mi aiutarono a scegliere un modo e un comportamento sociale. Da non dimenticare anche Vittorio Sgarbi i cui rapporti nonostante litigi e profonde divaricazioni d’interesse non si sono allentati dall’età giovanile. E i parenti di sangue tra i quali ho avuto la fortuna di misurarmi con persone di grande valore. Citarle personalmente potrebbe significare presunzione. Dunque, nessuna dittatura si è esercitata sulla città estense ma semmai una bella… collezione di cervelli. Chi ho dimenticato di citare non si senta ferito. Il tempo che passa sparge i ricordi come foglie al vento ed io ormai sono travolto da quel vento.