I poetici omaggi a Mussolini e ’L’assedio alla torre d’avorio’

Caro Carlino, di recente su La 7, la puntata della trasmissione ’Una giornata particolare’...

Caro Carlino,

di recente su La 7, la puntata della trasmissione ’Una giornata particolare’ dedicata all’attentato di via Rasella a Roma, ha ricordato che fra i 335 uomini trucidati nell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944 ci fu Aladino Govoni (1908-1944), comandante militare della Resistenza romana nelle file del movimento Bandiera rossa. Aladino era figlio del poeta Corrado Govoni ( Tamara 1884- Lido dei Pini 1965) che, discendente da una famiglia agiata, nel giro di poco tempo dilapidò le sue ricchezze. Durante il fascismo, per necessità, Govoni, che fascista non è, lo diventa per ricevere le elargizioni che il regime offre ai giornalisti, agli scrittori e ai poeti allineati. Scrive perciò “poetici omaggi” a Mussolini (Saluto a Mussolini, Poema di Mussolini ) e l’articolo ’L’assedio d’amore alle torri d’avorio’, così sintetizzato dall’Ufficio stampa del Duce: "L’autore esalta la funzione della poesia e chiede che i poeti vengano aiutati non con sussidi né con premi di incoraggiamento né con ‘i milioni spezzettati in briciole’ dall’Accademia d’Italia, ma con un numero limitato di ‘sinecure onorifiche’, sufficientemente retribuite e affidate a quei poeti che danno maggior affidamento di poter lavorare ‘in linea’". Prima di essere straziato dal martirio del figlio Aladino, Corrado Govoni, in una lettera dell’1 settembre 1943 a Giovanni Papini, si riconosce colpevole di "aver creduto, piuttosto tardi e solo per un certo periodo" in Mussolini e di averlo omaggiato in versi, in cambio di "qualche migliaia di lire" date come elemosina, accettate per necessità, pagate con "vergognose anticamere e affannoso salire e scendere scale di redazioni di giornali e di ministeri". Parole che non cancellano l’atteggiamento adulatorio di Govoni verso Mussolini, ma rivelatrici delle mire di un sistema totalitario che, offrendo agli intellettuali non recalcitranti prebende, privilegi e visibilità, invadeva la vita degli individui, ed alternando ricompense e punizioni li spingeva ad uniformarsi alla politica del regime. Grazie per la pubblicazone della lettera. Un saluto alla redazione del giornale.

Lorenzo Catania