’Il manicomio di Via Ghiara’, storie di un’umanità abbandonata

Codigoro: il libro di Luigi Missiroli è stato presentato alla presenza dell’ex ministro Patrizio Bianchi, autore della prefazione

’Il manicomio di Via  Ghiara’, storie di un’umanità abbandonata

’Il manicomio di Via Ghiara’, storie di un’umanità abbandonata.

Si è svolta ieri pomeriggio, al Palazzo del Vescovo di Codigoro, tra i ricordi, a tratti commoventi, i racconti e le disamine, la presentazione del libro, che traccia un importantissimo pezzo della storia di Ferrara: "Il manicomio di Via della Ghiara". Un volume scritto Luigi Missiroli, Marco Turchi e Adello Vanni, con la prefazione di Patrizio Bianchi. Nel salone nobile ha introdotto il sindaco Alice Zanardi che ha ricordato come vi siano raccolti i momenti di un luogo che non c’è più, il manicomio, quale realtà narrata da medici e personale che doveva fare conti, con norme capaci di inibire la libertà personale, fino alla legge Basaglia. Per Bianchi è un libro che trasmette inquietudine, ma parla anche di una grandissima battaglia, della quale la realtà ferrarese è stata una delle artefici, per la dignità. Grazie ad una carrellata di immagini, Missiroli, ha esposto le molte discussioni dell’epoca sull’opportunità di chiudere i manicomi, definiti "come abissi nei quali pochi volevano tuffarsi". Un percorso di esclusione che iniziava dalle scuole per coloro che sembravano, e forse lo erano, diversi che si concludeva nei manicomi nei quali erano rinchiusi per 30 o 40 anni, queste persone, anche bimbi, con camere da 30 letti, "venivano portate all’ammasso. Ma fortunatamente dopo la legge Basaglia - ha proseguito - anche cittadino ricoverato, personale medico e infermieristico riacquisiscono la loro dignità". Delicato e commovente il ricordo di Antonella Cordero di Montezemolo, studentessa di medicina, all’epoca che si avvicinò alla struttura, quasi in punta di piedi, ma poi vi rimase fino alle fine che ha parlato della "morte mentale che affliggeva non solo i pazienti, ma anche gli infermieri si respirava un’aria mortifera. Tuttavia lo sprone del cambiamento è partito dagli infermieri e dai sindacati, imparando - ha aggiunto commuovendosi - che possiamo comprendere la sofferenza senza averne paura".