Il patriarca dei latini Pizzaballa: "Terra Santa, fermare l’odio. Per la pace nuove leadership, dialogo e un linguaggio diverso"

Il cardinale, diventato francescano a Ferrara, in collegamento da Gerusalemme al Corpus Domini "Gaza, situazione disastrosa. Basta con l’antisemitismo. La Chiesa? Non può essere arruolata" .

Il patriarca dei latini Pizzaballa: "Terra Santa, fermare l’odio. Per la pace nuove leadership, dialogo e un linguaggio diverso"

Il patriarca dei latini Pizzaballa: "Terra Santa, fermare l’odio. Per la pace nuove leadership, dialogo e un linguaggio diverso"

"La Chiesa è presente e sta facendo la sua parte. E non usa un linguaggio politico perché ha sposato Cristo e basta". Lo ha detto il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei latini, già Custode di Terrasanta, rispondendo a Cristiano Bendin, responsabile della redazione di Ferrara de il Resto del Carlino, nel corso dell’affollato incontro sul conflitto tra Israele e Hamas, che si è svolto l’altra sera nel Monastero del Corpus Domini per iniziativa delle clarisse in occasione dell’ottavario di Santa Caterina Vegri.

In video collegamento da Gerusalemme, il cardinale - bergamasco di nascita ma di formazione ferrarese – ha risposto in apertura al saluto affettuoso di suor Paola Bentini e certamente avrà ripensato per un attimo ai tanti anni trascorsi a Ferrara, dove conseguì la licenza liceale classica in seminario e vestì, nel 1984, il saio francescano nel convento di Santo Spirito. Poi altre destinazioni e, nel 1990, Gerusalemme da cui non si è più mosso acquisendo incarichi di crescente responsabilità. Ben pochi conoscono meglio storia e contesto di quell’area. Il primo riferimento, su sollecitazione di Bendin, è ai cristiani di Gaza: "Le immagini che giungono parlano da sole. I mille cristiani vivono nei due centri allestiti presso le parrocchie del nord. Pochi altri, sparsi, sono nel sud. E’ una zona dove si soffre la fame, non si trovano medicine, manca l’acqua e quella che c’è è inquinata, di qui la diffusione di malattie. Prezzi alle stelle, non esiste più nemmeno la borsa nera. Non è garantito l’ordine pubblico. Tutti hanno perso la casa e vivono in tenda o all’aperto; tutto è da ricostruire". Oltre un milione di persone sono fuggite. Ma rispetto agli altri, i cristiani "stanno bene". L’odio, tra i due popoli, però dilaga ed è un ostacolo oggettivo alla pace. "Ma non bisogna farsi prendere dalle sue spire – ha ammonito Pizzaballa –. La fede è vita, deve parlare alla vita. Pace e vittoria non stanno insieme perché la pace include l’altro. Il messaggio cristiano è anzitutto stile di vita, non chiudersi nel proprio dolore ma includere quello degli altri. Cristo aiuta a vivere con l’amore gratuito, l’incontro e il cambio di prospettiva". Come ricostruire? Quali i soggetti con cui interloquire, ha poi chiesto Bendin. Il patriarca ha ricordato il negativo ruolo, in questo caso, dei media e social media "che diffondono l’odio e disumanizzano l’altro". "Anche i politici devono avere un linguaggio chiaro :– ha aggiunto –. Si dovrà ricostruire dopo le macerie. Tutti i leader (israeliani e palestinesi) saranno sostituiti. Mentre in Israele ci saranno elezioni, nei territori palestinesi Abu Mazen (il capo dell’autorità palestinese ndr) non potrà essere il futuro. E’ necessaria una leadership che neutralizzi le radicalità. Il futuro politico della Palestina è oggettivamente un rebus". Poi una precisazione essenziale, per evitare generalizzazioni e superficialità nei giudizi: "Gli ebrei non sono solo Netanyahu. Israeliani e palestinesi dicono no a soluzioni temporanee mentre Stati Uniti e Paesi arabi avranno un ruolo importante nella definizione degli assetti futuri, meno l’Europa". Il cardinale ha poi ammesso le difficoltà nelle relazioni, soprattutto quando entrambe le parti "tirano la giacchetta" alla Chiesa per portarla dalla propria parte, per poi attaccarla quando assume un atteggiamento ritenuto favorevole all’avversario. "Ma la Chiesa non può essere arruolata da nessuno". Di qui le difficoltà di comprensione reciproca, anche con amici: "Ma quelli veri – ha precisato – restano". Il conflitto, intanto, ha accentuato l’ombra nera dell’antisemitismo, alimentato dagli estremismi di destra e di sinistra. "Un ritorno grave, specie in Europa – ha affermato il cardinale – che va contrastato con la conoscenza e la vicinanza agli ebrei, così come ai palestinesi". C’è il rischio di uno scontro di civiltà? "No – ha risposto Pizzaballa – anche perché molti sono gli israeliani che vogliono cambiare e molti i palestinesi con gli anticorpi contro lo jihadismo". Con gli altri cristiani le relazioni sono "molto buone" e tutto il contesto può essere rappresentato come "un condominio molto complicato". Quanto ai tre monoteismi "tutto passa per il dialogo". Ma bisogna dialogare "non tra élite" ma con chi opera effettivamente "sul campo". Il cardinale ha concluso ricordando che dei suoi 34 intensi anni a Gerusalemme, il 2023 - con l’attacco terroristico del 7 ottobre agli israeliani e i bombardamenti a Gaza – è stato ovviamente il periodo peggiore "ma ho nel cuore tanti momenti belli".

Alberto Lazzarini