IL VANGELO DI OGGI

La domenica delle Palme segna l'inizio della settimana santa, simboleggiando la fioritura della vita e la speranza di una nuova primavera. L'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme mette in luce la dualità umana tra accoglienza e tradimento, invitando a riflettere sul senso della vita dedicata agli altri.

Is 50, 4-7; Sal.21; Fil 2, 6-11; Mc 14, 1- 15, 47

Oggi celebriamo la domenica “delle Palme”. La festa odierna rappresenta un punto nodale della quaresima: tappa fondamentale del percorso preparatorio della Pasqua, essa costituisce il punto di partenza della settimana della Passione. Un tempo – e tuttora, in alcuni paesi del centro Italia – la domenica delle Palme veniva chiamata anche “Pasqua fiorita”, a simboleggiare la fioritura della vita, anticipando così il suo trionfo sulla morte: “iustus ut palma florebit” (Sal. 91,13). Le palme benedette che portiamo in casa ci fanno ricordare che la quaresima segna il graduale passaggio alla primavera; l’inverno passa e c’è la speranza di una vita nuova. I rametti di ulivo che all’uscita dalla funzione religiosa solleveremo festosamente ci parlano della liturgia di oggi come di un evento gioioso. “Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi”, racconta Marco: agitare le palme, stendere i mantelli al passaggio di una persona illustre era consuetudine molto radicata presso popolazioni pagane, come riportato anche nella Bibbia. Essa rappresentava l’esultanza, il tripudio e il gaudio che il popolo rivolgeva nei confronti di un personaggio ritenuto importante. E tale viene considerato Gesù mentre, in groppa ad un’umilissima cavalcatura, fa il Suo ingresso a Gerusalemme: il Signore della gloria, riconosciuto come il Salvatore, accreditato per i miracoli che avevano manifestato la misericordia del Padre. Gesù entra dunque in Gerusalemme acclamato come re. Eppure la stessa folla che oggi accoglie Gesù in trionfo, assecondando la mutevolezza che le è propria tra pochi giorni griderà: “Crucifige!”. Nel racconto di Marco, “alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo”. Anche Pietro, l’amico tra i più assidui, negherà ripetutamente di conoscerlo. Successe allora, in altre parole, ciò che sempre più spesso succede nel nostro tempo così segnato dall’opportunismo. È molto frequente cambiare idea secondo la convenienza, rinnegando oggi ciò che ieri avevamo affermato. Ma ci sia chiaro che ogni qual volta emarginiamo un essere umano, ogni volta che con leggerezza emettiamo una sentenza di condanna, è come se impugnassimo i bastoni e le spade. L’esperienza pasquale annualmente ci ricorda che il senso della vita è quello di spenderla per gli altri. Facciamo dunque un serio esame di coscienza: siamo parte di coloro che accolsero l’ingresso a Gerusalemme con le Palme, o stiamo tra quanti urlarono “Crocifiggilo, crocifiggilo”?

Stefania Calzolari