"Impianto fanghi, non ci arrendiamo. Il Tar deciderà se possiamo farlo"

Portomaggiore, dopo che Arpae ha negato l’autorizzazione, l’azienda è pronta a presentare un ricorso. Il presidente Ceccardi: "Abbiamo diversi motivi per opporci a una decisione che riteniamo ingiusta".

"Impianto fanghi, non ci arrendiamo. Il Tar deciderà se possiamo farlo"

"Impianto fanghi, non ci arrendiamo. Il Tar deciderà se possiamo farlo"

Non è finita. Dopo che il parere di Arpae ha negato l’autorizzazione a realizzare, a Portoverrara di Portomaggiore, un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi per trasformarli in fertilizzanti, il presidente del Centro Agricoltura Ambiente ’Giorgio Nicoli’ Paolo Ceccardi annuncia che ricorrerà al Tar. "Sono tre i motivi per cui pensiamo di avere ragione ad opporci a questa decisione contro il progetto dell’impianto", spiega Ceccardi. Ecco le motivazioni: "In primis, i tempi della procedura di autorizzazione – continua Ceccardi –. Secondo le norme, sarebbe dovuta cominciare entro dieci giorni dalla richiesta e, invece, soltanto dopo un nostro sollecito, è partita dopo 98 giorni. Un ritardo anomalo e che purtroppo fa intuire una decisione già presa fin dall’inizio". In secondo luogo, l’investimento effettuato dal Centro agricoltura ambiente e le regole cambiate in corso d’opera. "Abbiamo speso 500mila euro complessivamente a cominciare dal 2018 con lo screening reso possibile dalla precedente situazione urbanistica che ci consentiva di realizzare l’impianto – prosegue Ceccardi –. Poi ci hanno detto che lo screening non bastava più, e ci hanno chiesto il Via (valutazione dell’impatto ambientale). Intanto, l’Unione dei Comuni ‘Valli e Delizie’ aveva modificato la situazione urbanistica". Per Ceccardi, a supporto del ricorso al Tar, c’è una terza motivazione: "I tecnici hanno subito fortissime pressioni da parte della politica – sottolinea il presidente –. In questo modo è mancata la serenità per prendere le decisioni. Del resto, io sono un manager e dovrò giustificare la spesa di 500mila euro all’azienda che rappresento. Voglio, quindi, che sia un giudice a dirmi che non potevo realizzare quel tipo progetto. Nel caso contrario, cioè che il giudice riconosca le nostre ragioni, non escludiamo una causa civile per danni". Insomma, è ancora presto per cantare vittoria: il Centro Agricoltura Ambiente non getta la spugna. Forse è stato troppo prematuro il video ‘trionfalistico’ sui social dei sindaci di Ostellato, Portomaggiore e Argenta che annunciavano il parere negativo all’impianto di trasformazione fanghi. Non è la prima che questi pareri della conferenza dei servizi vengono ribaltati dal Tar o dal Consiglio di Stato. Ceccardi, inoltre, sottolinea l’aspetto ambientale dell’operazione: "La produzione di fertilizzante organico sarà pari a 78mila tonnellate annue, idonee a soddisfare le necessità agronomiche di 2.000-2.500 ettari di campo. Il traffico generato dall’impianto si attesterà in estate sui tre camion all’ora, in una zona prettamente rurale dove la viabilità non subirà contraccolpi. L’area da riqualificare copre una superficie di circa 14.300 metri quadrati e comprende tre fabbricati – conclude Ceccardi –: un edificio rurale composto da una casa colonica e un fienile, una stalla e una tettoia per il ricovero delle macchine agricole".

Matteo Radogna