"Infarto, ridotto il rischio di morte"

Uno studio promosso dall'Unità operativa di Cardiologia dell'ospedale ferrarese di Cona ha rivoluzionato l'approccio terapeutico nei confronti dell'infarto miocardico nelle persone anziane, riducendo del 27% eventi come morte, reinfarto, stroke e necessità di ulteriore angioplastica.

Si chiama Fire (FunctIonal assessment in elderly mi patients, ovvero ‘Rivascolarizzazione guidata dalla fisiologia coronarica in pazienti anziani con infarto’) e, assicurano la Regione Emilia-Romagna e l’Ausl di Bologna, "rivoluzionerà l’approccio terapeutico nei confronti dell’infarto miocardico nelle persone anziane". Lo studio – promosso dall’Unità operativa di Cardiologia dell’ospedale ferrarese di Cona, diretta dal professor Gabriele Guardigli – ha coinvolto "1.445 pazienti con almeno 75 anni di età", è stato ideato e condotto dai professionisti dell’Unità operativa di Cardiologia, che "si sono chiesti se è giusto trattare l’infarto miocardico su persone anziane allo stesso modo in cui si tratta su quelle più giovani", ed è durato complessivamente cinque anni. L’indagine "ha interessato 30 centri tra Italia, Spagna e Polonia". Nel dettaglio, lo studio "confrontava due strategie". La prima era "trattare con l’angioplastica solo la lesione responsabile dell’infarto", mentre la seconda "trattare la lesione responsabile dell’infarto e, preventivamente, anche tutte le altre lesioni in grado di generare ischemia, ovvero sofferenza, nel cuore". Ed è proprio la seconda strategia quella che, dati alla mano, si è rivelata più efficace. Infatti, spiegano Regione e Ausl, eventi come “morte, reinfarto, stroke e necessità di ulteriore angioplastica sono stati ridotti del 27%. Inoltre, la strategia di rivascolarizzazione completa ha ridotto del 36% il rischio di morte per causa cardiovascolare e reinfarto".