Stiamo assistendo ad una brutta campagna elettorale da parte di chi si candida a guidare le nostre comunità locali. Reciproche accuse, pochi approfondimenti. Tutti bravi nell’analisi dei problemi, poco efficaci nell’indicare soluzioni comprensibili agli elettori. Il problema principale non è la curva demografica e l’invecchiamento della popolazione che abbisogna sempre di risorse maggiori (servizi sociali e sanitari), ma sono le conseguenze della mancanza di un lavoro di stabile, di qualità e sufficientemente remunerato. Se le persone non hanno una stabilità economica, non mettono su famiglia, non immettono nell’economia locale i loro guadagni, è evidente che il trend demografico è destinato a un inesorabile declino. Il rischio è quello di trasformare il nostro territorio in un grande dormitorio alla periferia di Bologna, Modena e tra un po’ Ravenna. Avere una ‘visione di prospettiva’ al territorio, significa trovare le condizioni per conservare quel poco di lavoro che c’è e crearne di nuovo. Il lavoro manifatturiero è l’unico in grado di generare risorse da immettere nella nostra economia. Senza i salari generati dalle attività industriali non ci sono risorse da spendere nei servizi. Per attrarre nuove imprese, prima degli incentivi o della sburocratizzazione, c’è bisogno di un sistema di infrastrutture che colleghino Ferrara a tutto il territorio. È un’esigenza nota da tempo, tant’è che già nel 2018 tutti gli attori sociali ed economici assieme alle istituzioni avevano definito nel Patto per il Lavoro del 2018 e ribadito in quello del 2022 che per sviluppare il territorio servivano la Cispadana, la terza corsia della A13, la Ferrara-Porto Garibaldi, il completamento della Statale 16, l’ammodernamento ferroviario della Bologna Ferrara, l’elettrificazione della Ferrara Codigoro, l’ammodernamento dell’idrovia.
Proprio le cose che il viceministro Bignami ha detto al Carlino e che l’assessore Donini aveva annunciato alla Consulta dell’Economia e del Lavoro il 2 aprile scorso. Anche la Zls necessita dei collegamenti infrastrutturali con il porto di Ravenna. Non è vero ciò che si diceva un tempo, ossia che il territorio ‘sa fare squadra’. Non lo fanno gli amministratori locali, non è sufficiente il Tavolo per l’imprenditoria, non si dialoga con le organizzazioni sindacali; altrimenti non si capirebbe perché tutti questi progetti siano in buona parte fermi al palo dopo anni. Pensano i candidati di ogni singolo Comune di dialogare con la Regione (che dispone dei Fondi Europei), con il territorio ravennate, bolognese o modenese anche se ci saranno amministrazioni di ‘colore diverso’ o lo lasceranno fare solo alla Camera di Commercio (Ferrara Ravenna) a Confindustria (Ferrara Bologna Modena) a Legacoop (Ferrara Modena)? L’isolamento politico sarebbe il preludio a quello economico. Anche di questo il dibattito politico locale si dovrebbe occupare.
* Segretario provinciale Uil