GIANNI VENTURI
Cronaca

La città e l’ambiente ferrarese, punto nodale della poesia di Bassani

Riflessione sullo scrittore a partire dal libro curato da Portia Prebys, volume di 304 pagine costruito per lettere

La città e l’ambiente ferrarese,  punto nodale della poesia di Bassani

La città e l’ambiente ferrarese, punto nodale della poesia di Bassani

Una nuova pubblicazione si aggiunge al già folto elenco di opere su e di Giorgio Bassani come, ad esempio, la recentissima edizione dei suoi primi versi: Pavana a cura di Angela Siciliano, Officina Libraria, Roma 2024 ma il volume in oggetto acquista particolare valore per il metodo di ricerca seguito e, per “li rami”, per la possibilità di seguire il pensiero dello scrittore su argomenti e proposte della sua produzione artistica.

In questa mia scheda il focus si concentrerà su Ferrara e sull’ambiente ferrarese, punto nodale della poesia e della narrativa di Giorgio Bassani nonché della sua ricerca critica. Il libro condensa poi la capacità organizzativa della curatrice che con passione e perizia è riuscita a organizzare una materia così difficile. Questo volume è la risposta scientifica più convincente all’ articolo di Piero Pieri, autore di un pamphlet insultante che già nel titolo si scaglia contro le ricerche di illustri studiosi: Le “vedove” di Bassani. Riflessione sulla competizione accademica. Fondamentale nel libro curato da Portia Prebys di ben 304 pagine la disposizione per lettere: dalla A di Airone L’ alla V. di Visconti di Modrone, Luchino. Nella scheda relativa ad Alba ai vetri. L’, pp.12-13 il centro della ricerca è dato dalla necessità di coinvolgere poesia e narrativa nello stesso concetto. Così partendo dalla citazione di un autore a me carissimo, Cesare Pavese, Bassani imposta il tema dichiarando che nulla della sua opera futura avrebbe potuto svolgersi se non avesse scritto Te lucis ante e da qui pensare che esso sia il suo libro più importante. Fondamentale e di assoluta necessità proprio in questi tempi di guerra la voce seguente Antifascismo. Lascio al giudizio del lettore ciò che Bassani scrive il 6 febbraio 1960, p.13: “Le svastiche sui muri non mi sorprendono. In un paese come il nostro, dove il partito al governo sente il bisogno, per sostenersi di appoggiarsi alla destra più retriva, non si può pretendere che cose del genere non succedano”. E, dunque, ai posteri l’ardua sentenza…. La voce più interessante da questa angolatura risulta Borghesia ferrarese, pp 38-40 che nel testo iniziale datato 1962 così si esprime: "Certo, che sono di origine borghese. Però, siccome non sono un borghese decadente ed ho il senso delle mie responsabilità, proprio per questo milito in un partito di sinistra". Se una domanda va fatta a questa affermazione è quella che va rivolta a quel “decadente” che apre il discorso a temi ben più complessi che quelli esclusivamente politici. Cosa intende Bassani con questo aggettivo decadente? La risposta ci viene dalla breve voce “decadentismo” a p. 62 dove l’autore afferma di essersi sempre occupato di questo tema cioè “del senso della morte, del senso di disfacimento che è nelle cose” ma – e davvero qui l’acume dell’autore si riflette in pieno- con un spirito storicistico cioè di “ accettare i temi decadenti senza subirli”. Questo è il concetto di Storia che fa di Bassani uno straordinario esegeta del tempo che vive. E questo oggi sembra essere negato come si evince dalla vicenda stupida se non pericolosa della insegnante di una scuola di Treviso che accetta la richiesta di due famiglie mussulmane che non vogliono che i loro figli studino Dante perché ha messo all’Inferno Maometto! Questo è il principio che sigla con chiarezza, fermezza, acutezza la voce Nome, p. 202: “Sono italiano, ferrarese ed ebreo”. Questo è ciò che abbiamo discusso appassionatamente nei nostri incontri ferraresi, fiorentini e romani e che ritorna nei miei studi su Bassani. Ed è necessario concludere questa sintesi con quello che chiamo l’orgoglio di essere ciò che si è e come sia possibile ottenerlo usando la ragione e il cuore: "Mi chiamo Giorgio Davide Mameli Bassani. Giorgio, perché mio padre e mia madre si dissero il “sì” del fidanzamento alla fiera annuale di San Giorgio, che è il santo protettore di Ferrara. Davide, perché era il nome di mio nonno; e Mameli, perché mio padre era un ardente patriota e in casa declamava i versi del Carducci dedicati all’eroe del Risorgimento…". Meditate ferraresi! Meditate.