La forza di ripartire "La frana e le crepe, come il terremoto Noi, sempre avanti"

Nostro imprenditore al timone di una tenuta vinicola a Brisighella "Fortissimi danni per il maltempo, il terreno della collina ha ceduto".

La forza di ripartire  "La frana e le crepe,  come il terremoto  Noi, sempre avanti"

La forza di ripartire "La frana e le crepe, come il terremoto Noi, sempre avanti"

di Mario Bovenzi

La prima avvisaglia di quello che sarebbe successo è datata 2 maggio. Una valanga d’acqua si abbatte all’improvviso e per alcuni giorni sulla vallata. "Sono piovuti 300 millimetri in meno di 48 ore, un’ondata del genere ormai con la lunga siccità cadeva dal cielo nell’arco di alcuni mesi", racconta Stefano Bariani, di Portomaggiore, proprietario con Maria Grazia Rizzati del fondo San Giuseppe, un vigneto che a terrazze colora di verde un pendio delle colline di Brisighella. Un sogno quel vigneto al quale hanno creduto, dopo aver messo una firma il 18 giugno del 2008. Al quale credono con forza nonostante quella frana che sull’onda del maltempo ha ‘mangiato’ parte del bosco, oltre il 30% dei filari.

Ma torniamo a dove tutto inizia, primi di maggio. "I miei vicini che hanno coltivazioni a Bertinoro – riprende –, non hanno subito alcun danno, per noi non è stato così. Le colline dell’Appennino sono conformazioni molto instabili. Siamo a 400 metri d’altezza, in un oasi della natura che si chiama Valpiana". Si crea una frana, un gigantesco crepaccio proprio sopra i terrazzamenti del fondo San Giuseppe, la ‘riva’ – il bordo con il terreno coltivato – scivola, trascina parte del bosco, spacca il terreno e spazza via con un movimento ondulatorio un’ampia fetta della vigna dove si producono vini artigianali. "Si sono creati dei crepacci larghi un metro e altrettanto profondi – racconta ancora –, è come se la vigna fosse scivolata a valle, abbiamo assistito ad un fenomeno molto simile a quello provocato dal terremoto. Si è portato via un appezzamento coltivato aTrebbiano". Adesso Bariani dovrà notificare a quello che è un vero e proprio catasto dove sono registrate le vigne quali piante non ci sono più (i diritti dell’impianto appartengono alla Regione Emilia Romagna che li affida gratuitamente). "E’ franata la riva, dovremmo rifare la viabilità, i terrazzamenti – spiega ancora –. Per fortuna il maltempo non ha rovinato un progetto al quale stiamo lavorando, un cantiere molto importante che non ha subito alcun danno e che porta la firma dell’architetto Paolo Arveda di Ferrara".

Adesso davanti a questi giovani imprenditori c’è un orizzonte che, come una china, dovranno risalire. "Prima di sistemare i terrazzamenti, il vigneto di Trebbiano ci vorrà tempo – le amare previsioni –, speriamo di avere i risarcimenti. Siamo pronti a rimboccarci le maniche per ripartire, è stata una mazzata ma non rinunciamo al nostro sogno. Noi, con il nostro lavoro, siamo i custodi di questo paesaggio incantevole, che ha radici nella storia, parliamo di insediamenti che risalgono al 1200. E vogliamo andare avanti, ricominciare. Abbiamo creduto in questa impresa, abbiamo investito. Ci crediamo ancora e con maggiore forza. Nonostante questo clima folle, questi repentini cambiamenti che dalla siccità ci portano nell’occhio del ciclone di un’alluvione, un evento così violento che ricorda quelli che avvengono nelle terre tropicali".