La sfida di Fabio Bulgarelli: "Io, moderato e cattolico tra sport e impresa, in campo con Forza Italia"

Imprenditore edile, ex presidente del basket e socio dei Colombarini agli albori dell’epopea Spal, è nuovo alla politica: "Porto l’esperienza di tecnico. Mi impegno per Fabbri anche per uscire dalle logiche dello scontro".

La sfida di Fabio Bulgarelli: "Io, moderato e cattolico tra sport e impresa, in campo con Forza Italia"

La sfida di Fabio Bulgarelli: "Io, moderato e cattolico tra sport e impresa, in campo con Forza Italia"

Fabio Bulgarelli nella sua vita è stato tante cose. Imprenditore edile, presidente della società di basket (dal 2011 al 2018), socio della famiglia Colombarini agli albori della gloriosa ascesa, presidente della Cassa Edile, rappresentante di Confindustria e, prima di tutto, ingegnere. Ha 48 anni e mai, prima d’ora, aveva pensato di candidarsi in Consiglio Comunale a sostegno del sindaco Alan Fabbri nella lista di Forza Italia. Ora, però, ha deciso di "accettare questa nuova sfida: ma non sono un politico. Lo faccio come tecnico".

Bulgarelli, chiariamo subito un aspetto: lei si candida per un ruolo politico.

"Sì, ma io non sono e non sono mai stato un politico. Ho scelto di mettere a disposizione di Forza Italia e quindi della coalizione di centrodestra a sostegno di Fabbri le mie competenze come tecnico".

Lei, però, ha già avuto spesso a che fare con la politica, giusto?

"Ma certo. Ho fatto l’imprenditore per vent’anni, ho avuto rapporti con politici di ogni colore e risma. Così come ho avuto a che fare con la politica con la società di basket, con i diversi incarichi che ho ricoperto in ambito associativo. Tra l’altro, più volte i politici mi hanno chiesto di candidarmi anche in tempi diversi da questi. Ma ho sempre detto di no".

Perché, allora, candidarsi con Forza Italia proprio adesso?

"Non mi sento né troppo vecchio né troppo giovane. A 48 anni mi sento di aver maturato una buona esperienza e una buona consapevolezza che metterò a disposizione – qualora mi venisse accordata questa fiducia – della città. Forza Italia rappresenta i miei valori e il leader nazionale Antonio Tajani li ha più volte scanditi molto bene: europeismo, liberalismo e cristianesimo. Sono un moderato, cattolico e profondamente europeista. Questa è la mia casa politica e sono convinto che il futuro politico del Paese, dell’Europa e di Ferrara, si giochi al centro".

Quali sono i temi sui quali ha in animo di concentrarsi?

"Sono sostanzialmente tre. Il primo, che mi sta particolarmente a cuore, è quello della riscoperta dei valori cattolici anche rinsaldando il rapporto tra Comune e Curia. La politica deve seguire un impianto valoriale positivo. E i valori cattolici sono questo. Occorre uscire dalle logiche di scontro e dialogare. Penso che Forza Italia possa essere un partito in grado di ottemperare a questo impegno".

Il secondo fronte, immagino, sia quello delle imprese e del lavoro.

"Proprio così. In questi anni – in cui cala la popolazione e parallelamente il numero di imprese – non siamo stati sufficientemente in grado di essere attrattivi per invertire la tendenza. Al di là dei limiti oggettivi del territorio, occorre legarci sempre di più a Bologna e alle sue filiere strategiche. Capitalizzare questo potenziale e fare leva sulle società di sviluppo – penso a Sipro – per attrarre investitori. Servono anche le grandi aziende, oltre a tutelare il sistema delle Pmi. In questa cornice, immagino un rapporto più stretto tra ateneo e mondo produttivo in modo da creare un unico ecosistema in dialogo costante e la valorizzazione del Petrolchimico".

Che giudizio dà di Fabbri e come sta vivendo la campagna elettorale?

"Personalmente sono molto sereno. Fortunatamente ho il mio lavoro e non ho bisogno della politica, anche se un aiuto a migliorare la città penso che potrei darlo. Posto che ho tanti amici anche di sinistra e ho lavorato anche con Tiziano Tagliani, a Fabbri riconosco il merito di aver portato una ventata di aria diversa, nuova. La città è più sicura, gli eventi hanno riscosso un grande successo e la marcia è cambiata. Cinque anni sono pochi però, soprattutto per una svolta strutturale sul lato imprenditoriale. Per cui, occorre lavorare per la continuità".

Federico Di Bisceglie