FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

La svolta sul Petrolchimico. Energia green, sguardo al futuro: "Firma storica con il Governo". Ecco il progetto da 43 milioni

Patto tra Comune, Regione e Roma. Il ministro Urso: "Pronti a individuare ogni risorsa. Questo accordo è il frutto del lavoro di tantissimi attori, attorno al tema della sostenibilità".

La svolta sul Petrolchimico. Energia green, sguardo al futuro: "Firma storica con il Governo". Ecco il progetto da 43 milioni

La svolta sul Petrolchimico. Energia green, sguardo al futuro: "Firma storica con il Governo". Ecco il progetto da 43 milioni

Quando la politica non urla e si concentra sui temi, si fa il bene del territorio. Nel caso della sottoscrizione del Protocollo d’intesa per la valorizzazione del Petrolchimico, si posiziona un tassello per la costruzione del futuro del Paese. Perché la firma del patto costituisce "un esempio di buon governo del sistema italiano. Un modello per il sistema Italia che, mettendo assieme tutti gli attorni della filiera produttiva, istituzionale, sindacale e l’università, potrà essere un punto di riferimento anche per altri asset strategici del nostro Paese". È una firma storica, quella di ieri pomeriggio, e a scandire queste parole è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Al tavolo assieme a lui, ci sono tutti gli attori istituzionali che hanno partecipato alla stesura del protocollo: dalla viceministra al Mase, Vannia Gava, il sindaco Alan Fabbri, passando per gli assessori regionali Vincenzo Colla e Irene Priolo, l’assessore Alessandro Balboni (che con la delega all’Ambiente ha curato alcune parti strategiche del lavoro), il presidente della Provincia, Gianni Michele Padovani, l’ingegnere del Comune Alessio Stabellini, il capo di gabinetto del sindaco, Alessia Pedrielli (che ha curato i rapporti con la filiera istituzionale, facendo sedere al tavolo anche sindacati e imprese) e il vero ‘regista’ di tutta l’operazione: Paolo Schiavina.

All’amministratore delegato di Ifm – l’azienda consortile che fornisce servizi al Polo – spetta l’arduo compito di illustrare il progetto e la portata strategica per Ferrara e non solo. L’obiettivo, contenuto nel Protocollo d’intesa, è l’efficientamento energetico del Polo Chimico. Operativa, le azioni sono declinate in sei linee di intervento: dalla produzione di energia da fonti rinnovabili e scambio sul posto, passando per l’efficientamento dei cicli produttivi finendo con l’efficientamento energetico degli edifici. Ma, la parte principale – come sottolineano tutti gli attori – è il piano di revamping del ciclo idrico con interventi volti al recupero e riutilizzo delle acque di processo e meteoriche. Al momento, lo studio di fattibilità è concluso e, una volta individuate le risorse, i tempi di realizzazione sono stimati in due anni. Il risultato, sulla carta, è stupefacente: si ridurrebbe del 53% il prelievo idrico dal Po (arrivando a risparmiare circa nove milioni di metri cubi all’anno di acqua, che potranno essere impiegati per usi agricoli e non solo), si otterrebbe la produzione di energia green e si diminuirebbero le emissioni di anidride carboniche.

Ora, serve trovare 43 milioni di euro. Ma, come ha scandito Urso, "il nostro impegno per individuare le risorse necessarie a mettere in pratica questo protocollo, saranno massime". Dopo un excursus anche sugli altri settori strategici – dalla siderurgia alla manifattura più in generale – il titolare del Mimit torna al punto. "Questo protocollo – così il ministro – ha il grande merito di mettere assieme tantissimi attorni, attorno al tema della sostenibilità. E lo fa in un settore, la chimica, che tradizionalmente si considera appartenere al passato. L’accordo è la dimostrazione pratica di come, attraverso sinergie di valore, si possa davvero governare la transizione, favorendo la competitività di un territorio e del Paese più in generale".

È dello stesso avviso anche la viceministra Gava che, sul tema della transizione – ricordando alcuni impegni assunti nell’appuntamento del G7 a Torino – ha le idee molto chiare. "Il compito della politica – dice – è accompagnare questo processo di transizione. Farlo, significa non solo, come in questo caso, ottimizzare l’utilizzo della risorsa principale: l’acqua. Ma è un grande passo avanti per garantire al nostro Paese la competitività e la capacità produttiva di cui necessità. Queste sono le sinergie che servono all’Italia per crescere, per guardare al futuro e per mettere in pratica processi virtuosi che riducono l’impatto ambientale dei cicli produttivi". Sì, si chiama futuro. E passa da piazzale Donegani.