"L’impianto dei fanghi non verrà fatto". Esultano i sindaci di tre paesi: "Finalmente"

Lo bocciatura dalla Conferenza dei servizi che doveva esprimersi sull’autorizzazione all’insediamento in via Bandissolo (Portomaggiore). La struttura avrebbe avuto una ricaduta anche su Argenta e Ostellato. Il comitato: "Risultato per la salvaguardia dell’ambiente".

"L’impianto dei fanghi non verrà fatto". Esultano i sindaci di tre paesi: "Finalmente"

"L’impianto dei fanghi non verrà fatto". Esultano i sindaci di tre paesi: "Finalmente"

No all’impianto di trasformazione dei fanghi di Portoverrara. Il verdetto tanto atteso dalle comunità di Portomaggiore, Argenta e Ostellato, è estato espresso lunedì scorso dalla Conferenza dei servizi decisoria per l’autorizzazione all’insediamento dell’impianto individuato in via Bandissolo, nel Portuense, al confine con il comune di Argenta.

"Al suo secondo appuntamento la Conferenza ha dato parere negativo – esulta il sindaco di Portomaggiore, Dario Bernardi, nel cui territorio era previsto lo stabilimento – Quindi, al momento, l’impianto non sarà realizzato". "Abbiamo detto no – dice il sindaco di Argenta, Andrea Baldini – perché crediamo che l’impianto fanghi non debba stare qui e crediamo che i fanghi di depurazione debbano essere trattati in maniera diversa". Conclude il terzo sindaco dell’Unione dei Comuni "Valli e Delizie, il primo cittadino di Ostellato, Elena Rossi: "Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto, che è anche il frutto della sinergia con il Comitato No Fanghi, con il quale abbiamo collaborato in questi mesi". La battaglia dei territori per sventare l’insediamento va avanti da anni. L’azienda di Crevalcore non ha mai mollato la presa, investendo un milione di euro tra l’acquisto del sito e l’adeguamento del progetto, che prevede un impianto più moderno, ma con le stesse controindicazioni. Rispetto al progetto precedente l’impianto dovrebbe lavorare 60 mila tonnellate all’anno, più 18 mila tonnellate di correttori (reagenti e calce) per un totale di 78 mila tonnellate all’anno. Le 78 mila tonnellate dovrebbero essere smaltite in 2500 ettari di campi agricoli (40 tonnellate per ettaro), prevalentemente nelle valli del Mezzano. Per sventare l’operazione fu costituito il Comitato No Fanghi, che si è battuto in ogni contesto. E’ una forma di dissenso democratico che ripercorre le orme della petizione del 2019, in occasione del progetto precedente, sempre della stessa azienda, che aveva raccolto 1.200 firme e determinato una levata di scudi di tutte le istituzioni locali, bloccando l’operazione. "Dopo il documento votato all’unanimità dai gruppi consiliari dell’Unione – afferma Giovanni Tavassi del Comitato No Fanghi – ci siamo lasciati con la promessa che anche nella Conferenza dei servizi gli amministratori avrebbero ribadito il no al via libera all’impianto. Come coordinamento del Comitato abbiamo svolto un lavoro sinergico, specialmente negli ultimi due anni, per contrastare la nascita dell’impianto. Questo ha dato i suoi frutti per la salvaguardia dell’ambiente, salute pubblica e viabilità".

Franco Vanini