L’omicidio di piazzetta Schiatti. Uccise il collega del Comune. Un fondo in aiuto della vittima

A copertura delle spese legali sostenute dalla famiglia di Roberto Gregnanini. "E ora la causa civile"

L’omicidio di piazzetta Schiatti. Uccise il collega del Comune. Un fondo in aiuto della vittima

L’omicidio di piazzetta Schiatti. Uccise il collega del Comune. Un fondo in aiuto della vittima

Si chiama ’fondo per le vittime dei crimini violenti’, un aiuto alle famiglie di coloro che hanno subito un grave delitto contro la propria persona. Come Roberto Gregnanini, il dipendente del Comune colpito il 3 marzo 2022 in piazzetta Schiatti dai proiettili partiti da una Glok Fab 130 maneggiata dal collega dell’ufficio Protocollo Michele Cazzanti. Otto colpi, uno dei quali a segno e che, sei mesi più tardi, risulterà fatale. Il 27 giugno scorso Cazzanti è stato assolto per incapacità di intendere e volere, costretto in una Rems per la durata di 15 anni.

Proprio a pochi giorni dall’inizio del processo, ecco l’intervento del fondo. A informare i familiari di Gregnanini – moglie e figlia – di quella possibilità era stato il Comune il quale spiegò della possibilità di avere un aiuto economico per coprire perlomeno le spese legali di consulenza per chiudere la vicenda giudiziaria. Al termine di un iter velocissimo, ecco la delibera del Comitato dei garanti per un sostegno pari a 9mila euro. "Il Comune – spiega oggi l’avvocato Simone Bianchi per Ambra, figlia di Gregnanini – ha dimostrato grande vicinanza anche dal punto di vista economico per un suo dipendente vittima di un crimine che non doveva avvenire".

Perché, infatti, Michele Cazzanti possedeva un porto d’armi e una Glock calibro 9, nonostante "turbe psichiche pregresse", antidepressivi assunti per anni e una famiglia preoccupata per la sua situazione, come emergerà dagli atti del processo? Lo stesso giudice Carlo Negri lo sottolineò in sentenza: "Al momento del fatto, era affetto da grave forma di disturbo psicotico di tipo paranoide che ha compromesso in modo totale la sua capacità di intendere e volere. Una grave alterazione del pensiero per la presenza di un delirio strutturato".

Un procedimento stralcio aperto dalla Procura (dove venne indagato il medico di base di Cazzanti), è stato archiviato. Ma non è finita perché la stessa famiglia della vittima è pronta a presentare una causa civile. "Stiamo individuando le possibili criticità nel rilascio di quel porto d’armi – conferma l’avvocato Bianchi – e stiamo predisponendo gli ultimi atti del procedimento in sede civile. Anche se nulla, alla fine, potrà mai ridare indietro alla famiglia il proprio caro".

Cazzanti venne visitato in tre occasioni: 23 luglio, 19 agosto e 24 agosto 2020 da tre medici diversi. I quali segnalarono i problemi "pregressi" a livello psichico, i farmaci assunti per anni, l’abuso di alcol. Ma la pratica andò avanti e ottenne l’ultimo via libera dalla questura. "Non voglio gettare la croce addosso a nessuno – disse la figlia Ambra al Carlino –. Ma se qualcuno ha sbagliato, deve pagare. Per mio padre, innanzitutto, vittima innocente. La sua morte doveva essere evitata a tutti i costi".