Minori e affido, la sfida da vincere: "Investire fondi per cure e famiglie"

Il Coordinamento regionale: "Il 4 maggio 1983 la legge sul diritto ad avere genitori. Dedicare la giornata"

Minori e affido, la sfida da vincere: "Investire fondi per cure e famiglie"

Minori e affido, la sfida da vincere: "Investire fondi per cure e famiglie"

Il diritto del minore ad avere una famiglia, sancito dalla legge 184 del 4 maggio 1983, va tutelato a ogni costo. E per farlo, in primo luogo va tutelato uno dei suoi principali strumenti: l’affido familiare. Cosa che oggi però non sembra proprio così. A sostenerlo è una nota a firma di Laura Roncagli, portavoce del Coordinamento delle famiglie affidatarie dell’Emilia Romagna (Amici di Rocco, Amogea, Dalla parte dei bambini, Dammi la mano, Famiglie per l’accoglienza, Famiglie del gelso, Kairòs, Papa Giovanni XXII, Reti famiglie accoglienti, Venite alla festa). "Come coordinamento – si legge – possiamo portare numerose esperienze positive di minori accolti in questi 40 anni, ora adulti e molti diventati genitori. L’affido si fonda sull’essenziale principio di tutelare e proteggere i bambini e gli adolescenti da situazioni gravemente pregiudizievoli. Vorremmo tutti che non ci fosse bisogno di affido ma non è così, purtroppo. Il principio del “superiore interesse dei bambini e degli adolescenti a vivere e a crescere nelle loro famiglie di origine” va adeguatamente controbilanciato dal diritto degli stessi a cure adeguate o a non essere maltrattati o vivere in contesti violenti o malavitosi, a non essere abusati".

I bambini accolti arrivano dopo

anni di disagi e permanenza in famiglie "fortemente disturbate" o minate "da tossicodipendenza, disagio psichico, violenza". Per questo occorre agire subito e con determinazione, "ponendo al centro il benessere del minore e concedendo alle famiglie affidatarie, formate e sostenute, la possibilità di favorire la loro crescita in un ambiente sano". Spesso però i tempi di valutazione delle famiglie di origine e gli interventi di recupero non sono sincronizzati con le tappe cruciali dello sviluppo dei minori che si ritrovano in situazioni di trascuratezza e maltrattamento per un tempo inadeguato. "Ciò, – continuano le associazioni – perpetuato nel tempo, porta allo sviluppo di giovani adulti fragili e problematici". Dunque che far?, si domandano. "Aspettiamo l’irreparabile, domandandoci poi perché non si è fatto nulla?".

Oggi, ribadiscono a gran voce, si è diffusa un’immagine "distorta dell’affido che non rappresenta la maggior parte delle esperienze", e allora "ci domandiamo se sia importante per la società e per chi ci governa la protezione dei bambini". Domanda che "non trova risposta nel Ddl 15 marzo 2024 in materia di tutela dei minori in affidamento, un testo nel quale “il diritto dei bambini e adolescenti” viene citato una sola volta, mentre il termine “istituti” ricorre” paradossalmente per 11". Un Ddl che peraltro "non prevede finanziamenti". Più appropriato, per il coordinamento, intervenire "sulla mole di situazioni in attesa di provvedimenti dei giudici che giacciono nelle cancellerie dei tribunali per effetto della mancanza di personale e risorse di ogni tipo". Un esempio: il solo tribunale dei minori di Bologna ha più di 10.000 situazioni in attesa di giudizio.

"Auspicabile investire fondi per sostenere le famiglie disponibili all’accoglienza nella loro formazione", famiglie sempre "meno numerose e demotivate". Poi "finanziare percorsi di cura e di presa in carico delle famiglie d’origine, a cui i bambini vengono momentaneamente allontanati". Insomma, è necessario "costruire relazioni basate sulla fiducia e non sulla paura, tra istituzioni, famiglie d’origine, affidatarie e associazioni". Perché, chiude la nota, "l’affido familiare è una risorsa preziosa che merita di essere promosso e sostenuto anche attraverso l’istituzione della “Giornata nazionale dell’affido familiare” il 4 maggio di ogni anno come segno concreto di riconoscimento da parte del mondo politico".