
Domani braccia incrociate per otto ore nell’impresa metalmeccanica di Copparo. Presidi davanti alla fabbrica. L’assessore Paglia al ministro Urso: "Si attivi subito".
Ferrara, 9 febbraio 2025 – Nel giro di pochi giorni, il "nastro" della vertenza Berco è stato riavvolto al 17 ottobre scorso con la riproposizione di due temuti atti unilaterali comunicati dai vertici aziendali, che si auspicava di scongiurare attraverso il confronto. Uno dopo l’altro sono stati annunciati la disdetta del Contratto aziendale a decorrere dal 1° marzo, e successivamente l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per 247 dipendenti dello stabilimento copparese, da aggiungere ai 153 già usciti con il percorso di mobilità volontaria incentivata chiusosi il 16 gennaio scorso. Atti che il management ha giustificato con la necessità di "garantire la sostenibilità a lungo termine dell’azienda" che sta affrontando una crisi segnata dall’incremento dei costi di energia e materie prime e dagli impatti delle guerre che hanno prodotto perdite sul fatturato. Una nuova doccia gelata, quella calata venerdì sera sui lavoratori dello stabilimento, che dal 5 febbraio scorso avevano già intrapreso la mobilitazione contro la disdetta dell’integrativo.
E domani sciopereranno per otto ore, tutta la giornata, con presidi dinanzi alle portinerie della fabbrica. Questa la prima risposta, proclamata dalle Rsu, all’ultimo atto unilaterale dell’Azienda, condannato con fermezza dalle segreterie provinciali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm: "Dopo la disdetta della contrattazione aziendale, ora un altro atto grave e irresponsabile che dimostra il totale disinteresse dell’azienda per il destino dei propri dipendenti e del territorio. Berco sta scegliendo la strada più facile e brutale: colpire i lavoratori invece di cercare soluzioni condivise. È inaccettabile che, nonostante gli sforzi dei dipendenti e le richieste delle rappresentanze sindacali di aprire un vero confronto, l’azienda si rifiuti di esplorare alternative ai licenziamenti".
Per i sindacati, adesso, è urgente l’apertura di un tavolo di crisi istituzionale, al quale sia presente Thyssenkrupp (multinazionale tedesca di cui il gruppo Berco fa parte) "per individuare strumenti e percorsi che salvaguardino l’occupazione e garantiscano un futuro produttivo sostenibile per il sito di Berco a Ferrara. Non permetteremo che i lavoratori siano sacrificati in nome di logiche di profitto a breve termine". E annunciano per i prossimi giorni assemblee, scioperi e manifestazioni "per respingere questa decisione scellerata e difendere il diritto al lavoro". L’avvio della nuova procedura di mobilità è considerata "ingiustificabile", una "follia, anche a fronte dell’incontro già programmato per il prossimo 13 febbraio al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit)" dalle segreterie nazionali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm che sollecitano il ministro Adolfo Urso a convocare al più presto i vertici di Thyssenkrupp "per riportare equilibrio nella gestione di una crisi che ha visto le organizzazioni sindacali e i lavoratori, come sempre nelle situazioni di crisi aziendale, essere a disposizione per fare quanto in loro disponibilità per salvare i posti di lavoro.
Copparo e Castelfranco meritano di più". Una sollecitazione rafforzata dalla lettera inviata ieri al Mimit dall’assessore regionale al Lavoro Giovanni Paglia, il quale ritiene Thyssenkrupp come la sola "a poter fare chiarezza sugli obiettivi di medio e lungo periodo". E in vista dell’incontro del 13 febbraio a Palazzo Piacentini a Roma, l’assessore regionale considera indispensabile che il ministro Adolfo Urso si attivi con il management aziendale per chiedere il ritiro degli ultimi provvedimenti, rispettando "il suo ruolo e quello delle istituzioni nel loro complesso, che non possono essere messe di fronte a fatti compiuti, mentre si sono fatte garanti di un percorso di gestione ordinata della crisi". Paglia non nasconde la preoccupazione per la situazione "che ha fatto nuovamente precipitare un grande numero di famiglie nella drammatica incertezza per il proprio futuro, senza che vi sia peraltro alcun elemento di chiarezza sulle prospettive industriali dell’azienda".