FEDERICO MALAVASI
Cronaca

"Priorità all’integrazione. La giunta non è razzista, lavora per la sicurezza"

Evelyn Aghom, presidente della comunità nigeriana a Ferrara, si candida alle elezioni per promuovere l'integrazione e la legalità. Sceglie la Lega per il cambiamento positivo visto in città e sostiene l'importanza dell'accoglienza e dell'educazione per una corretta integrazione.

FERRARA

Evelyn Aghom, presidente della comunità nigeriana, perché ha deciso di candidarsi alle elezioni amministrative?

"Ricordo, nel 2019, una grande manifestazione in Gad, insieme a Nicola Lodi e all’ambasciatore della Nigeria a Roma, Yusuf Jonga Hinna. Era il 59esimo anniversario dell’indipendenza nigeriana e avevo organizzato un incontro dal titolo ‘Nigeriani uniti per la libertà e la legalità’, per promuovere l’integrazione della nostra comunità a Ferrara. Sono più di 20 anni che lavoro con i migranti grazie alla mediazione culturale, e penso che finché ci saranno gli esseri umani ci sarà l’immigrazione. Da quello che ho imparato, l’integrazione è tutto. Ho deciso di candidarmi per portare avanti questo valore".

Perché ha scelto la Lega?

"Come dicevo prima, nel 2019 abbiamo organizzato l’incontro sulla legalità e mi è stato chiesto perché avessi scelto proprio il Gad. Ho risposto ‘perché voglio la luce’: in quelle zone, per me, prima c’era il buio. Quando i miei figli uscivano dicevo loro di stare attenti. Quando ho visto quello che desideravo da anni, quando ho visto la luce arrivare in quelle zone, sono stata contenta. Per questo ho scelto la Lega, perché ho visto la città cambiare in meglio e voglio portare avanti quello che c’è da fare".

Spesso le opposizioni accusano la Lega di razzismo, è così?

"Io non vedo razzismo, vedo persone. Per me Nicola Lodi e Alan Fabbri sono persone che portano avanti un bel lavoro iniziato cinque anni fa. Dipende da ciò che uno vuole vedere e io personalmente vedo quello che hanno fatto per la città e per la sicurezza".

Cosa può fare la comunità nigeriana per Ferrara?

"Se tu lasci soli migranti e rifugiati, cosa diventeranno? In che mani cadranno? Ma se tu li accogli e insegni loro le regole del posto in cui sono arrivati, i loro diritti e i loro doveri, allora tutto cambia. Io sono chi sono perché qualcuno ha creduto in me. Non è che sono arrivata in Italia e da subito sono diventata presidentessa, chi mi ha accolto ha visto il bello che c’era in me e l’ha tirato fuori. Penso che l’integrazione sia accoglienza e, insieme, educazione al rispetto in tutti gli ambiti. Questo è ciò che stiamo cercando di portare avanti e insegnare come comunità".

Quali sono, dunque, le sue idee sull’accoglienza e sulle politiche migratorie?

"Al centro di tutto c’è l’integrazione. Con il Comune, per esempio, abbiamo lanciato una campagna di donazione del sangue da parte degli stranieri a Ferrara, che hanno particolari combinazioni genetiche che rendono ‘raro’ il loro sangue. Grazie all’iniziativa siamo riusciti a far conoscere agli stranieri la necessità di donare, un gesto semplice che salva la vita a tantissime persone. Ma se non c’è integrazione, se non diciamo loro come possono contribuire, non lo sapranno mai. In tantissimi hanno aderito all’iniziativa. Anche questa, per me, è integrazione".

f. m.