Riflessi di guerra. La crisi nel Mar Rosso brucia oltre 200 milioni: "Lavoro, posti a rischio"

Il volume commerciale messo a rischio dalle destabilizzazioni dell’area, il dato è stato elaborato dal centro studi di Confartigianato. Cirelli: "Ulteriore elemento di preoccupazione per l’occupazione".

Riflessi di guerra. La crisi nel Mar Rosso brucia oltre 200 milioni: "Lavoro, posti a rischio"

Riflessi di guerra. La crisi nel Mar Rosso brucia oltre 200 milioni: "Lavoro, posti a rischio"

La crisi in Mar Rosso ci tocca da vicino. Sia come sistema Italia, sia come territorio estense. Evidentemente, a risentire maggiormente dei contraccolpi geopolitici determinati dalla rivolta degli Houthi è il comparto legato alle esportazioni. Il blocco del canale di Suez sta mettendo a repentaglio il commercio navale mondiale. Su scala ferrarese, sarebbero circa 232 i milioni di valore aggiunto messi a rischio dalle destabilizzazioni in quell’area. Il dato è stato elaborato dal centro studi di Confartigianato diretto da Enrico Quintavalle.

Ma andiamo con ordine. Nei primi dieci mesi del 2023 il volume del commercio internazionale è sceso del 2,2% su base annua, un ampio segno negativo che da inizio secolo si è registrato solo nel 2020 con la pandemia e nel 2009 con la crisi innescata dai mutui subprime. Il calo dell’interscambio commerciale mondiale ha ripercussioni pesanti sulle vendite del made in Italy: dall’esame degli ultimi dati pubblicati dall’Istat, a novembre il volume dell’export scende del 6,4% rispetto un anno fa e nei primi undici mesi del 2023 il calo è del 4,6%. Per l’Italia si stima che il valore dell’import-export annuale che transita per il canale di Suez proveniente dai paesi del Medio Oriente, dall’Asia, dall’Oceania e dai paesi del Sud-Est dell’Africa nel 2023 (ultimi dodici mesi a settembre) sia pari a 148,1 miliardi di euro, di cui 93,1 miliardi di euro di importazioni e 55,0 miliardi di esportazioni, che rappresenta il 42,7% del commercio estero dell’Italia trasportato per mare e l’11,9% del commercio estero totale dell’Italia. Nel dettaglio si tratta del 15,2% delle importazioni totali e dell’8,7% delle esportazioni totali. I paesi maggiormente interessati per valore dell’intercambio commerciale via nave con Italia sono Cina, India, Arabia Saudita, Giappone, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Iraq, Indonesia. Uno sguardo regionale. Il valore delle esportazioni made in Emilia-Romagna trasportate via mare attraverso il Canale di Suez e il Mar Rosso è pari a 9.371 milioni di euro, secondo valore più elevato dopo la Lombardia. La nostra regione occupa la prima posizione tra le 5 regioni più esposte alla crisi di Suez, insieme a Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Veneto e Lombardia. Insomma, la nostra Regione è quella più esposta a questa crisi in termini di valore di perdite potenziali. E, come sostiene il segretario provinciale di Confartigianato, Paolo Cirelli, "questa crisi si inserisce in un contesto di già grande fragilità". "Le ricadute negative sul nostro territorio che possono mettere in pericolo un mercato di oltre 232 milioni – così Cirelli – rappresentano un ulteriore elemento di preoccupazione anche per il mantenimento degli attuali assetti occupazionali, che in questi ultimi mesi registrano già criticità, con un aumento delle richieste di interventi di ammortizzatori sociali come la cassa integrazione". Sicuramente, secondo il segretario di Confartigianato, "aumenteranno i costi della logistica e dei noli che rischiano di compromettere la marginalità dei nostri prodotti, in un quadro complicato di diminuzione sensibile del credito concesso alle imprese". Come se non bastasse, il dato sull’export in generale della nostra provincia "ci colloca all’ultimo posto rispetto alle altre realtà emiliano-romagnole" e conferma, "quanto siano necessarie ed urgenti misure straordinarie di interventi competitivi per colmare le pericolose disuguaglianze, che possono marginalizzare ulteriormente il nostro territorio".