Rivoluzione in parrocchia Nuove nomine al via nonostante gli appelli "Cambiare è un dono"

Numerosi fedeli avevano avviato petizioni per evitare il trasferimento di don Silvano Bedin da Pontelagoscuro e don Andra Pesci da Bondeno. Perego: "Avverto la fatica, ma anche il desiderio di obbedire al Signore".

Rivoluzione in parrocchia  Nuove nomine al via  nonostante gli appelli  "Cambiare è un dono"

Rivoluzione in parrocchia Nuove nomine al via nonostante gli appelli "Cambiare è un dono"

"Ogni cambiamento è sempre una fatica, ma è anche un dono; Ho sentito la fatica del cambiamento in alcuni di voi e la comprendo. Ma ho visto anche il desiderio di fare un passo nuovo, di obbedire al Signore". Le parole dell’arcivescovo Gian Carlo Perego accompagnano la rivoluzione nelle parrocchie (dodici in tutto le novità sul territorio, tra parroci e unità pastorali) e, più o meno velatamente, impongono una battuta d’arresto alla mobilitazione nata tra i fedeli per scongiurare il trasferimento di alcuni sacerdoti, in particolare don Andrea Pesci da Bondeno e don Silvano Bedin da Pontelagoscuro. Alla notizia del cambio di sacerdote, i parrocchiani del paese matildeo e della frazione sul Po erano insorti, organizzando petizioni che in poche ore avevano raccolto numerosissime adesioni. Appelli che però, pur raggiungendo il piano più alto del palazzo arvicescovile, non hanno sortito gli effetti sperati. La lettera del monsignore ai presbiteri dell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio con il dettaglio delle nuove nomine spegne anche l’ultima fiammella di speranza. "Ringrazio chi, tra voi, si è reso disponibile a un cambiamento di parrocchia o di unità pastorale – scrive Perego –. Ogni cambiamento è sempre una fatica, ma è anche un dono; è un rimettersi in gioco, è ricostruire le relazioni più vicine, ma anche allargare le relazioni. È vero che le nostre abitudini vengono stravolte, ma ne nascono di nuove, si scopre la presenza del Signore in ogni comunità anche piccola. Siamo in un tempo di cambiamenti e occorre mettersi in gioco". Poi un passaggio che sembra, in qualche modo, riferirsi al moto di ‘resistenza’ nato intorno agli spostamenti. "Ho sentito la fatica del cambiamento in alcuni di voi e la comprendo – prosegue il prelato –. Ma ho visto anche il desiderio di fare un passo nuovo, di obbedire al Signore che, come ad Abramo, dice a noi, nelle parole del vescovo: ‘Vai, non temere’. Stiamo vivendo un tempo di rinnovamento, con passi ancora incerti, nuovi percorsi per condividere i passi futuri. Non è sempre facile. Ci sono anche errori o rigidità o abitudini che bisogna avere il coraggio di ammettere, soprattutto quando non considerano che siamo in una Chiesa diocesana e guardando a questa Chiesa, non solo a se stessi, si possono comprendere i cambiamenti".

La cosa importante, puntualizza l’arcivescovo, "è camminare insieme, anche nelle fatiche: la fatica la fate voi, ma la faccio anch’io, come pastore di questa Chiesa che per quattro anni non ha un nuovo prete, che vede giovani collaboratori passare alla vita eterna, presbiteri che non obbediscono per scrupoli o idee che li portano ad essere autoreferenziali, costringendomi a interventi disciplinari per il bene dei fedeli, sacerdoti che raggiungono un’età anziana e faticano a portare avanti una parrocchia che hanno tanto amato, ma che ha bisogno di nuove forze". La lettera conclude con un’invocazione. "Chiediamo al Signore di vivere nel nostro presbiterio sentendolo una famiglia in cui si affrontano insieme le difficoltà, che non saranno poche nei prossimi anni, ma con l’aiuto di Dio e la testimonianza di una fraternità concreta e sincera potranno essere affrontate – chiude il prelato –. Sono certo che il Signore, come scrive il Manzoni, ‘non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande’ ".

f. m.