Rogo in stalla, mezzo milione di danni: "In cura all’Ausl i bovini ustionati"

Argenta, l’allevatore Gianfranco Tomasoni ha già ricominciato a lavorare nonostante l’incendio "Le fiamme forse provocate da un pannello fotovoltaico. Per fortuna qui era tutto assicurato".

Rogo in stalla, mezzo milione di danni: "In cura all’Ausl i bovini ustionati"

Rogo in stalla, mezzo milione di danni: "In cura all’Ausl i bovini ustionati"

"Più che i danni alla stalla, il mio dispiacere è per le ferite da bruciatura subite dalla mie mucche. I danni? Difficile quantificare perché i periti dell’assicurazione stanno ancora lavorando e vanno esaminate le travi della stalla andata a fuoco. In ogni caso si parla di danni per una cifra che indicativamente può andare dai 300mila ai 500mila euro. Ma ripeto: è tutto ancora da valutare". Gianfranco Tomasoni, allevatore stimato in tutta Italia, non si è perso d’animo e, dopo il rogo di domenica scorsa a Bando di Argenta causato dal cortocircuito di un pannello fotovoltaico, ha ricominciato subito a lavorare. Le dieci mucche rimaste ustionate sono, in questi giorni, curate sul posto dai veterinari dell’Ausl. L’incendio è stato originato da un pannello difettoso. Per fortuna che l’attività è assicurata. L’allevamento di bovini della razza blu belga è considerato di pregio. Si parla di mille mucche che vengono usate per rifornire di carne il marchio ’fior fiore’ della Coop. L’incendio ha devastato una stalla da 2mila metri e, per questo motivo, il computo dei danni è così alto. Tomasoni, come detto, è il titolare di azienda zootecnica punto di riferimento nel settore.

Viene prodotta nel suo allevamento carne bovina al 100% italiana, priva di residui antibiotici e prodotta con grande attenzione per il benessere animale. Una scelta vincente anche dal punto di vista reddituale. "Ridurre fortemente, fino a eliminare, gli antibiotici dalla filiera della carne – spiega l’allevatore – è sempre stato il mio obiettivo, da quando ho spostato la mia attività da Brescia a Ferrara. In azienda abbiamo, da subito, ridotto al minimo i farmaci e partecipato al progetto Vet Spin del Dipartimento di Scienze mediche veterinarie dell’Università di Bologna, che studia i tempi di smaltimento dei residui farmacologici, necessari nei primi mesi di vita dell’animale. Mancava però un interlocutore che potesse valorizzare pienamente un prodotto allevato in questo modo sul mercato. Poi ho stretto un accordo con Coop Italia, che da qualche anno ha scelto di proporre ai consumatori carne da animali nati in Italia, svezzati in Italia, macellati e lavorati in Italia. E soprattutto priva di residui antibiotici, proprio il tipo di carne che voglio produrre nella mia azienda. Una filiera a ciclo chiuso che segue un rigoroso disciplinare ed è sottoposta a una serie di controlli prima di entrare nella catena distributiva".

Matteo Radogna