San Giorgio, l’appello di Perego: "La politica non distrugga ma valorizzi la società civile. E i cristiani partecipino al voto"

L’omelia dell’arcivescovo in occasione della messa per il santo patrono della città "I mali oggi sono l’indifferenza, la chiusura, lo sfruttamento, la falsità e la corruzione" .

San Giorgio, l’appello di Perego: "La politica non distrugga ma valorizzi la società civile. E i cristiani partecipino al voto"

San Giorgio, l’appello di Perego: "La politica non distrugga ma valorizzi la società civile. E i cristiani partecipino al voto"

Più che un’omelia, è un manifesto politico. Il discorso pronunciato ieri in occasione della messa per il patrono, San Giorgio, dall’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego traccia una rotta ma soprattutto indica una chiara responsabilità che attribuisce al mondo cattolico. "Di fronte alla città che cambia, che vive aspetti non facili anche sul piano sociale e ambientale, che a segnali negativi unisce segnali di speranza, a volti antichi volti nuovi – scandisce Perego – come cristiani non possiamo rimanere alla finestra, ma sentire la responsabilità dell’impegno politico attraverso anche la partecipazione a voto, alla cura del creato, alla tutela dei più deboli e alla promozione della giustizia e del bene comune". Insomma è un chiaro appello alla partecipazione, attiva, dei cattolici al voto.

L’esempio di San Giorgio. "La testimonianza e il coraggio di San Giorgio, nostro patrono, che non si è vergognato del Vangelo, per parafrasare le parole dell’evangelista Luca – riprende il vescovo – guidino i laici cristiani, perché si formino e si dedichino a questo impegno politico, segno di cura dei cittadini e di ogni persona, soprattutto dei più deboli, e per la vita della città, di oggi e di domani".

Giustizia sociale e bene comune. "La politica – riprende Perego facendo sue le parole del pontefice e dei predecessori San Paolo VI e Pio XII – è chiamata a essere la più alta forma di carità, perché è al servizio del bene comune, alla giustizia e alla pace, dal sacrificare e dare la propria vita". Secondo il vescovo infatti non si può "piegare la tutela dei diritti delle persone più deboli alla ricerca del consenso". Ne, tanto meno, si può "rendere la politica e le sue scelte succubi dell’economia, per un proprio progetto personale o per la permanenza al potere". Al contrario. La politica deve essere "strumento di liberazione dal male, dai mali, gli stessi da cui San Giorgio ha liberato la sua città". Tant’è che, ricorda il prelato, "in un’antifona greca il santo viene definito ‘liberatore dei prigionieri e difensore dei poveri".

Indifferenza. L’omelia del vescovo, innervata di citazioni e riferimenti (dai passi evangelici all’enciclica Fratelli Tutti di papa Francesco), fa più volte riferimento al tema dell’indifferenza. "Oggi – scandisce Perego – i mali delle nostre città, da cui la politica è chiamata a liberarci, sono l’indifferenza, la chiusura, lo sfruttamento, la falsità e la corruzione". L’indifferenza, in particolare, "fa crescere il male, la chiusura non permette di rigenerarsi, lo sfruttamento non riconosce nell’altro un fratello, la falsità nega la verità delle cose disorientando e confondendo, mentre la corruzione inganna, ruba e umilia". Per cui "la politica deve saper riconoscere il male e vincerlo con il bene, nonostante la "tribolazione, la persecuzione e l’angoscia"", dice il vescovo facendo suoi i concetti espressi da San Paolo ai Romani. Matteotti e Moro. Nel suo discorso, Perego alterna riferimenti biblici a esempi ‘civili’, laici. Come a sublimare il senso della sua esortazione all’impegno diretto dei cattolici in politica. E trova un trait d’union tra la figura di Giacomo Matteotti e quella di Aldo Moro. "Politici di diversa matrice – così Perego – hanno fatto della politica il luogo del loro martirio per la giustizia: pensiamo a Giacomo Matteotti, nato a pochi passi da Ferrara, nel Polesine, eletto deputato nella circoscrizione Ferrara-Rovigo a cento anni dalla sua morte. Assassinato. O pensiamo ad Aldo Moro, professore a Bari, presidente del Consiglio, morto 46 anni fa, anch’egli assassinato. Socialista l’uno, democristiano l’altro. E pensiamo a tanti altri che in ragione delle loro idee o della loro fede, per amore della città, della giustizia e del bene comune, senza cedere a minacce e ricatti, hanno preferito dare la vita".

La politica oggi. "Purtroppo – constata Perego – oggi siamo talvolta spettatori di una politica che non è più sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, bensì solo ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace". Un modello, quest’ultimo, a cui opporne un altro decisamente differente. "La politica, oggi – indica il vescovo – non deve ridurre, ma alimentare la partecipazione sociale nella costruzione della città, valorizzando le espressioni della società civile – movimenti e associazioni – la solidarietà e la sussidiarietà, oltre che la creatività, non cedendo alla tentazione machiavellica secondo cui il fine giustifica i mezzi".