FEDERICO MALAVASI
Cronaca

"Scena choccante. Mauro ripeteva ‘Ci siamo difesi’"

La testimonianza del primo militare intervenuto al bar "Prima dell’aggressione eravamo rimasti lì 35 minuti".

"Ci siamo difesi, ci siamo difesi". Questo ripeteva Mauro di Gaetano, titolare del bar Big Town di via Bologna, all’arrivo dei carabinieri negli istanti immediatamente successivi all’orrore. A ripercorre quegli attimi in tribunale è il primo carabiniere a essere entrato nel locale dopo l’omicidio di Davide Buzzi, 43 anni, e il ferimento di Lorenzo Piccinini, 22 anni, fatto di sangue per cui sono imputati davanti alla corte d’Assise il 43enne Di Gaetano e il padre settantenne Giuseppe. Il racconto del vicebrigadiere Francesco Laino parte però da quanto accaduto circa un’ora prima del delitto. Cioè quando Buzzi passò davanti al locale in sella a una moto per minacciare il barista. "Alle 21.48 – ricorda – la centrale ci ha mandato al Big Town, l’esercente chiedeva il nostro intervento perché aveva ricevuto una minaccia. Mauro ha riconosciuto Buzzi nel conducente e ci ha spiegato il pregresso, con denunce per percosse e tentata estorsione". Dopo la segnalazione, la pattuglia rimane in zona. "Abbiamo fatto vari passaggi – prosegue –, siamo stati lì per 35 minuti, ma della moto nessuna traccia".

L’operatore dell’Arma, rispondendo a una domanda del pm Barbara Cavallo, precisa che il Big Town non era oggetto di Vgr (vigilanza radio collegata disposta dalla prefettura e utilizzata per particolari situazioni), né per quanto riguarda il locale né per il gestore. Dopo quei passaggi la pattuglia si sposta al pronto soccorso per un altro servizio, salvo poi essere richiamati al Big Town dopo la mattanza. "Arriviamo alle 23.18, la scena era choccante – aggiunge –. Un uomo ci è venuto incontro sporco di sangue e con una ferita al volto (Piccinini, ndr), dietro c’era Giuseppe Di Gaetano. Mauro era sotto il portico. L’interno del locale era completamente distrutto e c’era un uomo agonizzante a terra". Dentro al bar, Di Gaetano mostra al carabiniere la tanica di gasolio appoggiata sul bancone "e io – puntualizza il vice brigadiere – vedo Buzzi a terra. Chiedo cosa fosse successo e Mauro ha risposto ‘Ci siamo difesi’. Aveva gli occhi spalancati, era confuso e agitato".

A quel punto il militare chiama dentro i sanitari del 118, nel frattempo arrivati sul posto e già all’esterno del bar. "Il soccorritore ha chiesto l’ossigeno – ricorda –, poi ha fatto intendere che ci fosse poco da fare. Buzzi aveva il viso sfigurato. Era distrutto". Subito dopo la parola passa a Lucio Fusco, maresciallo dell’Arma che si è occupato dei primi rilievi la notte stessa dell’omicidio. L’investigatore analizza tutte le foto scattate all’esterno e all’interno del locale, descrivendo oggetti, luoghi e macchie di sangue riscontrate durante l’attività. Il lucchetto utilizzato per colpire Buzzi, spiega il militare, "pesava 930 grammi ed è stato trovato in un cestino, molto sporco di sangue". Ha poi riferito delle circostanze nelle quali è stato rinvenuto il coltello usato da Giusppe Di Gaetano, consegnato di nascosto dall’uomo alla nuora che poi, a sua volta, lo ha buttato in un cassonetto dell’indifferenziata. Sul luogo del crimine non sono invece stati trovati accendini, fiammiferi o oggetti che facessero pensare a un "intento incendiario".

f. m.