Tempo folle nei campi: "Una fetta del raccolto è già andata persa"

Forti sbalzi di temperatura, primo bilancio tra i filari

Tempo folle nei campi: "Una fetta del raccolto è già andata persa"

Tempo folle nei campi: "Una fetta del raccolto è già andata persa"

Simone Bacilieri dorme con un occhio solo, l’altro è sempre aperto. Come le orecchie nella notte per sentire se piove, se i rami ondeggiano al vento, quasi a capire se la temperatura va a picco, se crolla sotto le zero.

"Per il momento non siamo ancora andati così giù – dice Bacilieri, al timone dell’azienda che ha ereditato dal padre, che i suoi due figli vogliono portare avanti nelel campagne di Voghiera –, ma questo vento così freddo, questo balzo repentino da 28 gradi ad appena sei sette grandi è stata una mazzata per gli alberi da frutto". Che sono guardati a vista, alcuni rami tendono già al giallo, rami dove c’erano già i piccoli frutti. "Quelli sappiamo già che ce li siamo giocati – fa un po’ i calcoli l’agricoltore che è associato a Coldiretti –, le piante giovani, ancora non così forti sono ad alto rischio. E’ presto per fare bilanci, ma sappiamo già che parte del raccolto è andata persa". Una pausa, il cielo plumbeo, come i suoi pensieri. Poi qualche chiazza di sole, un’illusione nella raffiche di vento che taglia i filari, il visto, i pensieri. "In tutta la mia vita – riprende – non ho mai assistito a cambiamenti climatici così repentini, a sbalzi così forti, questo è proprio un tempo folle".

Le difese? Poca cosa, qualche rete contro la grandine, soprattutto preghiere. "In questo momento – precisa – se la temperatura crolla sotto lo zero le uniche difese sono l’irrigazione della piante sperando che l’acqua geli e protegga così i frutti, un po’ come fanno in Trentino Alto Adige. Le torce nei campi qui sono vietate, nella pianura padana c’è lo smog. "E’ sempre colpa dello smog – ribadisce – e delle misure per tutelare l’ambiente. Sembra da qualche anno che tutto quello che fa bene all’agricoltura faccia male al clima, alla natura. Non è così, siamo noi qui nei campi, in prima linea, i paladini dell’ambiente". Scuote la testa, incrocia le dita. In questi giorni è stato registrato qualche grado in più. L’azienda fa parte della rete delle imprese virtuose contro il caporalato, si chiama ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’. "Magari un giorno ci daranno un marchio, in cambio abbiamo qualche beneficio. Ma noi abbiamo deciso di aderire perché il lavoro è sacro, la gente va pagata, nei campi a crescere deve essere la legalità. E poi è chiaro che se paghi briciole la manodopera vendi anche a prezzi più bassi, una forma di concorrenza sleale". Oltre le finestre fino all’altro giorno erano insistenti le raffiche di pioggia sui vetri, sui rami. "I miei figli vogliono continuare questo lavoro, con l’impresa. Io spero sinceramente che vadano a fare altro, l’agricoltura è un roulette russa". Se a Voghiera i pensieri sono tanti, a Tresignana non va molto meglio. Roberto Cera, anche lui ha la campagna nel sangue, frutteti e lavoro, grandinate sulle speranze. Come l’anno scorso quando la temperatura è franata sotto zero, poi, appena qualche giorno, una grandinata che ha devastato i frutteti. "Sì, i soldi sono arrivati, ci hanno risarcito. Ma quei soldi sono ben poca cosa rispetto a quelli che metti nella produzione, ai tuoi sacrifici", dice. Anche lui alza gli occhi al cielo, spera. "Solo alla fine di questo periodo possiamo stimare cosa è successo, certo il momento è molto delicato, abbiamo paura dei danni, non sta andando tanto bene. Grandine, freddo, sbalzi termici. Uno scenario inedito e dire che di campagna vivo da anni". Dal 2026 aderisce alla rete delle imprese agricole virtuose. "Ci crediamo. Serve trasparenza, la legalità è il lievito della terra".

m. b.