ALBERTO LAZZARINI
Cronaca

Torna la festa dei popoli. Note dai mille colori in chiesa, il vescovo accoglie le comunità

La messa a San Francesco, Perego: "Questa ricchezza delle genti, destinataria della salvezza". Il coro multietnico era diretto da don Rodrigo Akakpo responsabile Migrantes Ferrara.

Torna la festa dei popoli. Note dai mille colori in chiesa, il vescovo accoglie le comunità

Torna la festa dei popoli. Note dai mille colori in chiesa, il vescovo accoglie le comunità

Il vivace, affollato e colorato coro multietnico diretto da don Rodrigo Akakpo responsabile Migrantes Ferrara, ha animato la messa dell’Epifania di ieri pomeriggio in San Francesco, messa che è stata celebrata nell’ambito della "Festa dei popoli" iniziativa organizzata in città per il secondo anno.

L’appuntamento, molto partecipato, ha trovato l’adesione di numerose comunità cristiane della nostra zona, da quelle africane di lingua inglese e francese (soprattutto della Nigeria e del Camerun), a quelle europee (in prima fila ci sono Ucraina e la Romania), sudamericane e filippine. Musica (con pianoforte, chitarra e tipici strumenti etnici a percussione) della tradizione natalizia ma anche vivaci e originali balli che i cristiani dell’Africa propongono continuamente nelle loro messe. E ancora: canzoni della comunità ucraina presente con variopinti costumi e tanto di bandiera. Il tutto per festeggiare l’Epifania, il passaggio dei Magi, ma anche la pace, forse araba fenice di questi tempi, ma pur sempre da perseguire. La particolarità del rito ha consentito all’arcivescovo Gian Carlo Perego di affermare che costituisce il senso della chiesa cattolica, diversa nelle sue infinite espressioni geografiche, ma assolutamente una sola nella sua essenzialità. Dunque, lingue, razze, culture diverse accomunate da un unico Dio cui pregare e quindi in dialogo fra loro. I momenti della celebrazione sono stati scanditi in lingue diverse, le preghiere sono state rivolte in particolare a chiesa, vocazioni, credenti, migranti, famiglie, poveri, defunti. Al termine grande festa in chiesa e fuori, sorrisi e allegria, spirito collaborativo e tanta voglia di amicizia e fratellanza. Nell’omelia l’arcivescovo ha ricordato che "Questa "ricchezza delle genti" è la destinataria della salvezza che il Dio con noi porta." Poi un riferimento al sinodo il cui cammino "ci deve non far dimenticare il "tutti" a cui è destinata la salvezza, perché il nostro cammino non si fermi nei recinti ecclesiali, ma raggiunga la città, il mondo, con un grande spirito missionario. Con l’Epifania il Natale si apre al mondo, non esiste più "straniero o ospite", ma tutti sono figli e fratelli. Il Natale è una festa di popoli". E ancora: "Il profeta Isaia e l’apostolo Paolo hanno un medesimo sogno condiviso anche da papa Francesco, nell’enciclica Fratelli tutti: "Nessuno può affrontare la vita in modo isolato. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Com’è importante sognare insieme! Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme. Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!" Naturalmente il percorso è accidentato, duro: "Il cammino dei Magi a Betlemme – ricordato dall’evangelista Matteo – è un cammino di fraternità, perché i Magi rappresentano il mondo. E nel cammino i magi incontrano la difficoltà di Erode che non crede al senso del loro cammino. I Magi sono liberi di partire e di restare. Anche nel nostro cammino di costruzione di un mondo fraterno troviamo difficoltà – come l’indifferenza, l’odio, l’egoismo – ma dobbiamo confidare nella Parola del Signore e nei "segni dei tempi", come hanno fatto i Magi". Proprio il loro cammino, ha concluso, "indica quello di una ‘Chiesa in uscita’, aperta alle sfide del mondo, certa di portare un valore aggiunto, i doni di Dio".