CHIARA GUERZI
Cronaca

Una mostra su Ermanna Chiozzi . Tributo tra arte e vita, pane e colore

La rassegna, in corso presso la Galleria Alda Costa di Copparo, presenta settantadue opere della pittrice "Già classificata come artista naïf è tra le interpreti del locale mondo contadino e della sua memoria".

La mostra Ermanna Chiozzi (1920-2020). Arte e vita, pane e colore, attualmente in corso presso la Galleria Alda Costa di Copparo, presenta una rassegna di settantadue opere della pittrice copparese, tra queste due opere di grande formato, disegni e materiale inedito relativo alla formazione; è stata fortemente voluta dall’amministrazione comunale, che ha ritenuto doveroso celebrare la concittadina a quattro anni dalle morte, ma soprattutto tenere desto lo sguardo sul patrimonio lasciato nell’idea della salvaguardia della memoria e dell’operato. Motivo per cui, con il concorso della famiglia, si è avviato un vasto programma di ricognizione sul fondo, del quale la mostra in corso, che ha inaugurato l’8 marzo e che chiuderà il 7 aprile, e il relativo catalogo, sono il primo concreto risultato.

Di fatto si tratta della più vasta esposizione dedicata all’opera della Chiozzi, che in passato non ha certamente mancato di suscitare interesse e ammirazione, malgrado si aspettasse da tempo un’iniziativa consuntiva e aperta all’indagine dei tanti aspetti della sua produzione. Dell’affetto e della stima goduti dall’artista attesta, del resto, la nutrita sequela di patrocini accordati all’iniziativa da parte delle associazioni culturali del territorio, ma soprattutto quella di chi l’ha concretamente sostenuta: Coldiretti, Lions di Copparo, Foto Club il Torrione (Copparo) e Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, nelle persone degli architetti Rita Fabbri e Marco Bussoli, cui si deve il concorso nell’allestimento della mostra. Si può davvero dire che quanto in corso è risultato di fattiva e concreta collaborazione, e chi scrive, avendo per l’appunto vissuto da vicino gli eventi in quanto curatrice dell’iniziativa, può certificare della sinergia positiva messasi in moto per l’occasione; anche se, in questo senso, più di tutto ha parlato il clima di gioia che ha accompagnato l’affollata inaugurazione, fatta di proposito cadere l’8 marzo e volutamente aperta a chiunque volesse partecipare; una grande festa per una grande donna e grande artista e, attraverso lei, idealmente per tutte le donne. Già sommariamente classificata come artista naïf o quale massima interprete figurativa del locale mondo contadino e della sua memoria, la Chiozzi è artista dallo stile inconfondibile; uno stile sintetico, quasi da illustratrice, corroborato da un marcata verve espressionista e dall’assenza di qualsiasi componente idilliaca e trasognata, anzi più spesso assestato sulla denuncia sociale oltreché sull’idea della documentazione di un frangente di vita fatto di duro lavoro e fatica, e da lei vissuto in prima persona. Ermanna inizia a lavorare a tredici anni come mondina nelle risaie di Jolanda di Savoia, dopo avere interrotto gli studi alla terza elementare, perché, come spesso accadeva nelle campagne, il destino dei figli maggiori era quello di badare ai fratellini piccoli, nel caso specifico alla sorella Ercolina. Un’età nella quale però aveva già ben rivelata la vocazione artistica, che parrebbe essersi manifestata già nel momento prescolare e poi compiutamente sui banchi di scuola. Malgrado la durezza della vita materiale, costellata anche da perdite dolorose, su tutte quella del marito Umberto (nel 1946 a nemmeno un mese dal congedo dal fronte), la produzione della Chiozzi è enorme. Protagonista indiscussa delle sue opere (quasi tutte infatti la prevedono significata dall’iconico vestito nero a pois bianchi), la Chiozzi garantisce così della verità soggiacente al suo lavoro, quasi tutto predisposto nel segno della memoria e del ricordo (suo o venuto dai racconti della madre), ma anche di eventi e persone del territorio, del quale, appunto, fu una testimone impareggiabile sino alla fine della vita, e che la vide impegnata su più fronti, in particolare nell’associazionismo (andrà ricordata la militanza nell’Udi, che da parte sua ha il merito di avere fatto conoscere la pittura della Chiozzi fuori dal territorio ferrarese). Le sorprese della mostra sono molte. Viene confermata l’attitudine della Chiozzi per la pittura, malgrado la sperimentazione polimaterica e il legame con la parola scritta, che da un certo punto va di pari passo con quella della creazione figurativa. Sorprendente è anche il suo consistente e sistematico sguardo verso gli autori del passato, un tema antecedentemente ignorato dalla critica.