MATTEO RADOGNA;
Cronaca

Una vita sottozero da clochard: "I dormitori non bastano più. Ora li trovi nei garage multipiano"

Sono 15 i senzatetto che si spostano da palazzine degradate al parcheggio di via Cortevecchia. L’allarme dei volontari: "Con il gelo di questi giorni molti di loro rischiano di perdere la vita".

Una vita sottozero da clochard: "I dormitori non bastano più. Ora li trovi nei garage multipiano"

Una vita sottozero da clochard: "I dormitori non bastano più. Ora li trovi nei garage multipiano"

di Matteo Radogna

Parcheggio multipiano di via Cortevecchia, le 23.10. È una notte particolarmente fredda e dalle scale di emergenza, nel silenzio interrotto solo dal vociare che proviene dai locali del centro, si distingue con chiarezza un colpo di tosse. Basta avventurarsi in quel dedalo di scale per scoprire se lì ci sia davvero qualcuno rintanato al buio tra coperte e cartoni. Proprio così: d’un tratto appare Paolo, gli occhi pieni di paura, una ferita ancora fresca sul viso e come unica compagna una bottiglia di birra acquistata in un market di via San Romano. Lui e gli altri clochard hanno trovato una casa temporanea, un riparo dal freddo che non lascia tregua. Alla notte, quando nel parcheggio multipiano non c’è ormai nessuno, salgono in gruppo la rampa all’ingresso, poi entrano dalle scale di emergenza del primo piano. Si preparano i giacigli finché al mattino arrivano gli ausiliari dei parcheggi a svegliarli. Poi inizia un’altra incessante giornata, con l’unica regola di trovare qualcosa da bere per non pensare e per non sentire il freddo. Il popolo degli homeless, ufficialmente, conta in città appena una quindicina di persone tra i 30 e i 60 anni. In passato sono stati anche trenta. C’è un momento esatto della notte in cui si radunano vicino alla cattedrale e, da qui in poi, il centro cambia pelle. Mentre si diradano i lavoratori e i turisti di passaggio, alcune mani srotolano sacchi a pelo, dispongono cartoni nascosti durante il giorno sotto i portici oppure nella palazzina abbandonata vicino all’agenzia delle entrate. Compaiono così delle piccole case temporanee disseminate. Quest’opera di colonizzazione dello spazio urbano si diffonde in tutta la città ed è opera di persone rimaste senza casa per un motivo o per l’altro, difficilmente per loro scelta. L’inverno, dopo una lunga attesa, è arrivato, e degli invisibili si parlerà solo un poco di più. In città, però, c’è chi si preoccupa di loro. Se prima, infatti, c’era l’associazione K che volontariamente girava il centro alla ricerca degli homeless per monitorarli e aiutarli, adesso c’è l’’Unità di strada’ ad occuparsi dei clochard. Soprattutto dei casi che non possono essere inseriti nel dormitorio di via XX Settembre, a causa di problemi di dipendenza da stupefacenti o alcol. L’Unità cerca comunque di strapparli alla strada e monitora le loro condizioni di salute. A volte gli operatori portano coperte e vestiti pesanti per aiutarli. In alcuni casi c’è chi si convince a lasciare il marciapiede per sottostare alle regole del dormitorio. Con il freddo rigido di questi giorni, aumentano i rischi per l’incolumità degli homeless: "Qualche anno fa – raccontano dall’associazione K – uno di loro morì assiderato in un garage. Per non sentire il freddo molti di loro bevono l’alcol, ma quando finisce l’effetto, termina anche quella sensazione fuggevole di tepore. E dopo si rischia grosso. Al dormitorio le regole non sono ’spietate’, ma per chi ha dipendenze è difficile inserirsi. Spesso i clochard preferiscono stare in gruppo e vivere senza regole"