di Stefania Cugnetto La Fase 2 è in fase avanzata. Bar, ristoranti, parrucchieri, saloni estetici e negozi hanno riaperto e (quasi) preso le misure con le norme previste. Ma ci sono settori che ancora faticano a ripartire e che devono immaginare un nuovo inizio e un nuovo modo di lavorare. E’ il caso dei centri per persone con disabilità. I servizi alle persone hanno subìto un brusco arresto, centri diurni per giovani e adulti disabili sono stati chiusi dal lockdown e le famiglie hanno dovuto sopperire a questa grave mancanza. Ma ora come sarà la Fase 2 dei centri per disabili? Come saranno i centri diurni che accoglievano ogni giorno adulti e giovani con disabilità? Una testimone diretta della questione è di sicuro Rosanna Francia, responsabile formazione della Cad di Forlì, cooperativa sociale nata nel 1976 e che a oggi conta più di 800 lavoratori. Si occupa di progettare e gestire servizi rivolti alle persone. Rosanna Francia, come si sta prefigurando la riapertura dei centri per persone con disabilità? "In maniera graduale e modulata. I centri diurni che fino a poco tempo fa accoglievano 23 persone in contemporanea non saranno possibili in questa fase, perciò va ripensato il nostro lavoro e quindi rimodulato". In che modo? "Siamo partiti dall’indicazione della Regione che ci ha fornito le direttive sanitarie, poi noi ci stiamo occupando di raccogliere i bisogni delle famiglie proponendo degli interventi diversificati. Dall’intervento domiciliare a quello da remoto fino ad arrivare al centro diurno per piccoli gruppi. Vogliamo che tutti abbiamo un’opportunità". Quindi piccoli gruppi e precauzioni sanitarie? "Sì, i gruppi dovranno essere formati da massimo 5 ospiti e un operatore e dovranno usufruire di spazi sanificati e a loro dedicati. Il nostro è un lavoro di sinergia, d’incontro, ma ora la parola d’ordine sarà isolamento onde evitare qualsiasi contagio. E ovviamente screening per tutti, operatori e ...
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