"Autostazione dimenticata, intervenire presto"

Giovanni Bellosi, del comitato ’La voce di chi non ha voce’: "Sono cinque anni che l’immobile è lasciato nel più totale degrado"

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Un’ospitale porta di accesso alla città ed un’altra che invece fa brutta mostra di sé proprio accanto al Cassero, simbolo di Castel San Pietro. Un confronto stridente quello tra la stazione dei treni e l’autostazione castellana, sottolineato dal fondatore del comitato "La voce di chi non ha voce" Giovanni Bellosi che riporta alla ribalta un tema dibattuto per anni e finito (colpevolmente) nel dimenticatoio: che ne sarà dell’autostazione che oggi resta uno stabile fatiscente proprio nel cuore della città? Non ha ovviamente una risposta Bellosi, ma la sua sottolineatura non fa una grinza.

"Chi arriva a Castel San Pietro in treno trova una bella stazione ad accoglierlo, che costituisce senza dubbio un bel biglietto da visita per la città. Chi al contrario arriva in autobus, si ritrova davanti il pessimo spettacolo di uno stabile in stato di abbandono, contornato da un marciapiedi a pezzi, pieno di avvallamenti e di buche pericolose soprattutto per persone anziane, disabili o per una madre col bambino sul passeggino, e per di più, come lamentiamo da anni, chi deve prendere l’autobus che porta in direzione Bologna deve spostarsi sul lato opposto della strada, dove non è stata posizionata neppure una pensilina".

Secondo Bellosi, insomma, "sarebbe il caso di dare una destinazione futura concreta allo stabile dell’autostazione, così da non continuare ad avere due porte d’accesso alla città che stridono così tanto tra loro".

Il Comune, d’altronde, è nella posizione di intervenire sul famigerato stabile ormai da anni, da quando, un lustro fa, dopo polemiche infinite, acquisì l’immobile dall’allora Provincia di Bologna, ad un costo poco più che simbolico. Quasi subito arrivò la promessa di avviare "un concorso di idee" per scegliere la destinazione d’uso futura di quella che doveva diventare presto l’ex autostazione, ma nulla si è più mosso ormai da, appunto, un lustro, e il locale che un tempo era rifugio e riparo per chi aspettava l’autobus, è stato chiuso a doppia mandata, e riaperto solo per ospitare sporadiche esposizioni un paio di volte all’anno. "In attesa di prendere una decisione pur ritardata, lo si riapra come un tempo come sala d’attesa", dice Bellosi, richiesta che però si scontra con la realtà di un locale che venne chiuso anche e soprattutto per i continui atti di vandalismo. Di certo, al netto della richiesta che probabilmente rimarrà inevasa, prendere una decisione sul futuro dell’ex autostazione dopo così tanti anni suona davvero come un obbligo.

Claudio Bolognesi